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Santa Emerenziana Vergine e Martire
23 gennaio
(m. 304 circa)
Il 23 gennaio la catecumena Emerenziana si reca a
pregare sulla tomba di Agnese martirizzata ed uccisa due giorni prima,
il 21 gennaio[1], nello stadio di Domiziano[2] per aver professato la
sua fede cristiana.
Emerenziana, come Agnese, ha soltanto 13 anni. Dopo l’uccisione i
genitori di Agnese trasportano il corpo e lo seppelliscono in un
cimitero[3] al II miglio[4] della via Nomentana[5]. Mentre Emerenziana,
che è sorella di latte di Agnese, sta pregando sulla tomba fanno
irruzione alcuni pagani che insultano e dileggiano i presenti per la
loro fede cristiana. Emerenziana coraggiosamente li rimprovera ed è
uccisa a colpi di pietra; è in tal modo battezzata col suo stesso
sangue.
I genitori di Agnese seppelliscono Emerenziana “in confinio agelli
beatissimae virginis Agnes” cioè nel coemeterium maius[6], a poche
centinaia di metri dal luogo dove era stata deposta la loro figlia.
Accertata la zona di sepoltura di Emerenziana è
tuttora difficile stabilire l’anno esatto della sua morte e di quella di
S.Agnese. Infatti per la mancanza di documenti in seguito alla
distruzione dei testi sacri ordinata dall’imperatore Diocleziano ci si
affida alla tradizione ed alle leggende. Una prima ipotesi è che il
martirio delle due giovani sia avvenuto sotto la persecuzione
dell’imperatore Decio (249), la seconda invece sotto quella di
Diocleziano (304).
Quest’ultima ipotesi sembra la più plausibile. Diocleziano fu proclamato
imperatore nel 284 all’età di 44 anni essendo nato a Salona, nei presi
dell’odierna Spalato, nel 240. È un imperatore destinato a lasciare il
segno in tutta la storia imperiale romana non solo per le sue idee
riformatrici, ma anche per le ultime feroci persecuzioni contro i
cristiani.
Con l’editto di Milano del 313 Costantino concederà ai cristiani libertà
di culto, comincerà nel 320 la costruzione della prima basilica di S.
Pietro consacrata da papa Silvestro I (314–335) nel 326. La figlia
Costantina o Costanza, convertitasi al cristianesimo, costruirà la prima
basilica di S. Agnese vicino al luogo in cui era sepolta la santa ed
anche il suo mausoleo ora detto di S. Costanza in seguito ad un
antichissimo errore di interpretazione di un’iscrizione che trasforma
Costantina in una vergine malata di lebbra e guarita per intercessione
di S. Agnese.
Nel 390 saranno vietati a Roma i culti pagani. Diocleziano pone
l’accento sulla pace, ottenuta dopo una serie di guerre vittoriose
ottenute in seguito alla protezione degli dei, attua riforme economiche,
nell’impero regna la pace religiosa, turbata occasionalmente da
obiezioni di coscienza dei soldati di fede cristiana che non esita a
stroncare ferocemente[7]. All’improvviso scatta la grande persecuzione
contro i cristiani.
Secondo la tradizione, motivo occasionale è il fallimento di un rito
sacrificale fatto da Diocleziano al ritorno da un viaggio in Egitto nel
303. Diocleziano ne attribuisce la colpa ai cristiani. All’inizio del
304 l’imperatore proibisce ufficialmente le riunioni cristiane,
stabilisce la distruzione degli edifici di culto e la messa al bando dei
testi sacri. A tutti è imposto l’obbligo di sacrifici agli dei pagani:
altrimenti pena di morte o lavori forzati.
Ed è in questo quadro che si inserisce il martirio delle due giovani.
L’identificazione del luogo di sepoltura di S.
Emerenziana è avvenuto quasi per caso.
Nel 1883 durante i lavori di demolizione della piccola chiesa di S.
Salvatore de pede pontis in Trastevere, nei pressi di Ponte Emilio,
meglio noto come Ponte Rotto, fu trovata la seguente epigrafe marmorea:
XVI . KAL OCTOB . MARTURORO /TERU MAIORE VICTORIS .
FELI /EMERENTIANETIS ET ALEXAN
L’epigrafe, custodita nei musei capitolini, fu così
interpretata dagli studiosi: il 16 settembre in questo cimitero maggiore
si commemora la sepoltura dei santi Vittore, Felice, Emerenziana ed
Alessandro.
Negli anni cinquanta la Pontifica Commissione di Archeologia Sacra fece
ulteriori scavi sotto villa Leopardi, nella quale si trova il
coemeterium maius, trovando altre cripte e numerose epigrafi risalenti
al III e IV secolo. Fra esse il pezzo mancante di quella proveniente
dalla demolita chiesa trasteverina che confermò l’iniziale
interpretazione con l’aggiunta del martire Papia. Unendo le due parti
dell’epigrafe si potè leggere:
XVI . KAL OCTOB . MARTURORO . H(i)C IN CIMI/TERU
MAIORE VICTORIS . FELICIS PAPIANTIS/EMERENTIANETIS ET ALEXANDRI
Sulla tomba di S. Emerenziana fu costruita una
piccola basilica sub divo, cioè a cielo aperto, restaurata per l’ultima
volta da Adriano I (772-795) e di cui ora non resta più alcuna traccia.
Fra gli affreschi del Cimitero maggiore vi è una “prostratio” in cui
sono raffigurate Agnese ed Emerenziana. In un arcosolio è rappresentata
invece Emerenziana che prega fra il Buon Pastore ed un pastore in atto
di mungere.
I papi Liberio (352-366) e Simmaco (498-514) restaurano il sepolcro di
S. Agnese. Papa Onorio I (625 – 638) pose mano al restauro della
basilica costantiniana di S. Agnese, abbellendola con mosaici, marmi e
metalli preziosi, ed a quello della piccola basilica di S. Emerenziana.
Nelle guide ai santuari romani del VII secolo, intitolati Notitia
ecclesiarum Urbis Romae e De locis sanctis Martyrum quae sunt foris
civitatis Romae[8] dopo aver fatto rilevare la bellezza della basilica
di S. Agnese aggiungono: “Et iuxta eandem viam (Numentanam) basilica
sanctae Agnes mirae pulchritudinis, ubi ipsa corpore iacet, propeque ibi
soror eius Emerentiana, in alia tamen basilica dormit.”
L’altare maggiore della basilica onoriana, come l’attuale, era stato
costruito in modo da ricoprire totalmente il luogo della sepoltura della
santa. Fino a tutto il secolo VIII sotto quest’altare vi erano soltanto
le reliquie di S. Agnese. Nel corso del secolo IX pare sia stato portato
dal vicino coemeterim maius il corpo di S. Emerenziana e posto accanto a
quello di S. Agnese. Questa traslazione sembra si debba attribuire a
Pasquale I (817-824) poiché si sa che il predetto papa ne portò una
parte a S. Prassede. La tomba di S. Emerenziana era venerata in una basilichetta sub divo, cioè a cielo scoperto, e dopo il restauro di
Onorio I fu restaurata per l’ultima volta da Adriano I (772-795).
I pellegrini del sec. VII, dopo la visita al santuario della Santa,
scendevano nelle sottostanti gallerie per venerare in due distinti
santuari un gruppo di martire il cui dies natalis collettivo ricorreva
il 16 settembre (v. iscrizione). In occasione della traslazione l’altare
maggiore della basilica di S. Agnese venne rifatto e le reliquie chiuse
in una cella sotterranea che ritornò alla luce in seguito alla
ricognizione del cardinale Paolo Emilio Sfrondati nel 1605.
Il vecchio altare fu distrutto per poter accedere alla ricognizione
delle reliquie. Nella relazione “dell’invenzione fatta alli 7 d’ottobre
dell’anno 1605 delli corpi di S. Agnese gloriosissima sotto l’altare
maggiore della medesima chiesa posta nella via numentana, et s.
Emerentiana sua collactanea”… divelte le lastre dell’altare furono
trovati “li due ssmi corpi di santa Agnese, et Emerentiana distesi sopra
due lastre” lunghe sette palmi.
Il giorno seguente, sabato 8, il cardinale Sfrondati ordinò che fosse
fabbricata una cassa “longa sei palmi, et larga quattro, fodrata di raso
cremisino dintro et fuori con trine d’oro”.
Domenica 9 il cardinale pose i due corpi dentro la cassa “involti
distintamente et separatamente”.
In due vasi di marmo fece porre separatamente “il resto di quelle ossa
disfatte e polverizzate”. Nella relazione è anche detto che “fra il
posto della testa dell’uno e dell’altro (corpo) si trovarono molti pezzi
di un sottilissimo velo consumato dal tempo”. Le teste delle due sante
erano state tolte da Pasquale I (817 – 824). Quella di S. Agnese fu
posta in una teca e trasferita nel Sancta Sanctorum del Laterano e dal
1908 per volontà di S. Pio X (1903 – 1914) in S. Agnese in Agone.
Il capo di S. Emerenziana si trova attualmente, e per ora non è stato
accertato il perché, nella chiesa di S. Pietro in Vincoli; tuttavia fino
al 1425 figurava fra le reliquie della basilica di S. Agnese. Terminata
la ricognizione Paolo V (1605 – 1621) fece preparare un artistico
reliquario in argento, pesante 225 libbre e delle misure di m. 1,30 per
0,50 per 0,40, in cui ripose personalmente il 14 giugno 1615 i resti
delle due martiri. Sul coperchio c’è la seguente iscrizione:
PAULUS V
PONT. MAX UT SS. AGNETIS ET EMERENTIANAE CORPORA HONORIFICENTIUS
CONDERENTUR ARCAM HANC ARGENTEAM FIERI IUSSIT IN EAQ(UE) SACRAS RELIQUIAS COLLOCAVIT A. D. MDCXV PON(T). XI
Sul lato della cassa visibile ai fedeli, con al centro lo stemma di
Paolo V, è scritto S.AGNETI VIRG. ET MART. S.EMERENTIANA VIRG. ET MART.
La cassa fu poi calata in una cella sotto il nuovo altare inaugurato il
21 gennaio 1621 da Paolo V. In seguito a lavori fatti nel 1949 in cui fu
costruito un passaggio sotterraneo inaugurato il 26 febbraio 1950 oggi è
possibile ammirare comodamente il prezioso reliquario.
La basilica di Onorio non aveva cappelle laterali. Il 17 marzo 1256
Alessandro IV (1254-1261) – come ricorda la lapide commemorativa
all’inizio dello scalone – consacrò tre altari dedicati rispettivamente
a S. Giovanni Battista, a S. Giovanni Evangelista ed a S. Emerenziana.
Quest’ultimo altare era “in pede ecclesiae, contra chori ostium, dicunt
lapidatam fuisse beatam Emerentianam” come riporta fra Mariano da
Firenze[9]. Attualmente nella basilica esistono sei cappelle tre per
lato. Le più antiche sono a destra. Nella relazione alla Sagra visita
apostolica del 1824 si ricorda in una di quelle cappelle (terza?) un
“altare con immagine di S. Emerenziana” (copia del Guercino – Galleria
Colonna).
Il sacerdote Ludovico Emerenziano Le Bourgeois, devoto della Santa,
provvide a restaurarla completamente; nel 1895 la dotò di un altare
nuovo; nel 1896 incaricò l’architetto Carlo Busiri Vici di un ripristino
architettonico e al pittore Eugenio Cisterna (1862 – 1933) affidò
l’esecuzione di tre pannelli: la Santa, come pala dell’altare, il
Martirio ed il Funerale, fissati alle pareti che sostituirono la copia
del Guercino. L’interno della basilica fu ornato di pitture nei secoli
XII – XIII – XIV – XVII e XIX fra le storie di S. Agnese ve ne era una
raffigurante S. Emerenziana lapidata al sepolcro di s. Agnese. Pio IX
(1846-1978) affidò nel 1855 lavori di restauro all’architetto Andrea
Busiri Vici.
Pietro Gagliardi affrescò la grande scena del martirio di S. Agnese
sulla fronte dell’abside in sostituzione di tre pseudo stendardi fatti
dipingere dal cardinale Fabrizio Veralli(1620)raffiguranti
rispettivamente a destra il martirio di S. Agnese al centro la SS.
Trinità nell’atto di incoronare Maria Santissima e a sinistra S.
Emerenziana.
Nella canonica detta di Pio IX, perché da lui restaurata, fra i dipinti
superstiti ve ne è uno raffigurante Agnese, Emerenziana, Giovanni
Battista e Giovanni Evangelista.
Infine nel campanile restaurato dal genio civile nel 1973 vi sono tre
campane funzionanti ora elettricamente.
Sulla campana piccola vi è la seguente iscrizione Iesus. Maria. Agnes.
A.D. MDCCLXIX; la campana più antica è del 1707 e quella più recente,
benedetta dal cardinale Ugo Poletti vicario di Roma, è del 1973 ed è
stato posta dopo il restauro.
La devozione popolare ha accostato il nome di S. Emerenziana alle pietre
e per questo dal nord al sud d’Italia sono sorti piccoli santuari a lei
dedicati. In quella che oggi è una frazione di Bardonecchia (Torino)
nella valle del rio Valfredda, nel gennaio 1706 una frana distrusse 47
abitazioni provocando inoltre la morte di 14 persone.
In quell’occasione gli abitanti elessero S.Emerenziana loro patrona. Nel
Trentino un eremo è dedicato alla Santa nel parco dell’Adamello–Brenta,
ed una chiesetta gotica risalente al 1500 si trova nel comune di Tuenno,
di cui la santa insieme con S.Orsola è patrona, lungo la strada che
porta al lago di Tovel. A Spormaggiore nell’ex parrocchiale di S. Luigi,
costruita nel 1309 ed ampliata e rimaneggiata nel 1530, è una pala di
Martino Teofilo Polacco del 1614 che raffigura l'incoronazione di Maria
e la gloria dei Santi; fra essi S. Vigilio rappresentato in abito
pontificale, S. Romedio vicino all'orso e S.Emerenziana, con la palma ed
una pietra. Ma anche il sud non è da meno. A Tortorici (Messina) una
chiesa è dedicata a S.Emerenziana e storicamente è stato accertato che
essa esisteva già nel 1607. Essa sorge su uno sperone di roccia e non è
stata travolta dall’alluvione del 1682 che distrusse 470 case su 980.
Note
[1] Il più antico calendario della
Chiesa risalente al 336 fissa a tale giorno il dies natalis cioè il
giorno della morte e la contemporanea nascita ad una nuova vita.
[2] Il luogo del martirio è identificato nella zona dello stadio agonale
in piazza Navona dove sorge l’attuale chiesa a lei dedicata (S. Agnese
in Agone).
[3] Tutte le tombe sia pagane che cristiane per ragioni igieniche erano
poste fuori le mura della città. Falsamente le catacombe sono state
ritenute a lungo luoghi segreti che venivano utilizzati per nascondigli
o riunioni dai cristiani in quanto la loro ubicazione era perfettamente
a conoscenza delle autorità romane che avevano concesso i luoghi per
l’inumazione. Subito dopo la pace costantiniana (313) sorsero presso le
aree cimiteriali numerose basiliche (fuori le mura) aventi lo scopo
preciso di commemorare un martire fra cui quella di S. Agnese. Tali
edifici vennero detti martyria da martyr (testimone), quindi luoghi
della testimonianza. Il martyrium, a differenza delle altre basiliche,
venne inizialmente attribuito alla sola liturgia funeraria.
Il nome catacomba, termine derivante dalla località ad catacumbas, in
greco katà kumben, presso la cavità, venne inizialmente usato a Roma
come appellativo della depressione di fronte al circo di Massenzio sulla
via Appia tra le due colline ove oggi si trovano la tomba di Cecilia
Metella ed il cimitero di S. Callisto. Era dunque un termine generico
che nella seconda metà del III secolo passò a designare il cimitero in
questione; il nome in seguito perse il valore di toponimo e indicò
genericamente l’escavazione di tipo funerario. Cimitero, a sua volta
deriva dal verbo greco Komau che significa dormire, e sta quindi a
significare a differenza della necropoli che coloro che vi sono si
sveglieranno il giorno del giudizio.
[4] Un miglio romano è pari a 1480 metri.
[5] È la strada che porta a Nomentum, l’odierna Mentana.
[6] L’ingresso è in via Asmara 6; il cimitero si sviluppa sotto villa
Leopardi ed è visitabile su richiesta.
[7] Nella chiesa di S. Maria Scala Coeli nel complesso abbaziale delle
Tre Fontane una lapide ricorda il martirio di 10203 soldati romani di
fede cristiana e del loro comandante Zenone. Era il 9 luglio 298.
Diocleziano fece arrivare a Roma da tutte le legioni dell’impero
migliaia di soldati cristiani perché lavorassero come schiavi alla
costruzione delle terme, le più grandiose di Roma di fronte alla
Stazione Termini utilizzate in parte come Museo Nazionale Romano ed in
parte trasformati nella chiesa di S. Maria degli Angeli. Quelli non più
adatti al lavoro e che non rinnegarono la fede cristiana furono portati
“apud aquas salvias” ed uccisi.
[8] Riportati da Amato Pietro Frutaz il complesso monumentale di S.
Agnese
[9] Itinerarium urbis Romae 1518 ed E. Bulletti Roma 1931.
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