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Nell’ottobre 1968 il mosaico è una realtà.
Il mosaico della parrocchia di S.
Emerenziana, opera di padre Ugolino da Belluno[10], ricopre 523 metri quadrati della superficie absidale con l’utilizzo di
12 tonnellate di materiale sminuzzato in tasselli.
Nel pomeriggio della festività di Ognissanti il cardinale Vicario Angelo
Dell’Acqua benedice la nuova abside presenti oltre ai fedeli anche
l’architetto Passarelli che ha sviluppato il progetto le maestranze e
gli operai specializzati che hanno collaborato alla elaborazione di
questa nuova opera di padre Ugolino da Belluno, cappuccino, opera che si
inserisce tra le più valide e le più imponenti che decorano le chiese
moderne di Roma.
Lo stesso padre Ugolino, membro della commissione diocesana per l’arte
Sacra ha spiegato il significato della grande opera musiva:
l’esaltazione della Chiesa, che dal basso verso l’alto, in una infinita
tensione di volti e di mani protesi, s’incentra nel Cristo trasfigurato,
che della Chiesa è origine, vita e compimento. Nella parte basale, la
chiesa pellegrinante, dove l’artista ha identificato alcuni personaggi,
che ebbero particolare incidenza nella sua vita personale o nella storia
contemporanea: dal cardinale Traglia a Luther King.
Nella zona centrale ha inserito un gruppo di vescovi con il loro primo
Fratello e Pastore universale, Paolo VI, che li guida verso la luce
all’insegna del caratteristico pastorale. La figura del Cristo
trionfante (oltre quattro metri d’altezza) domina al centro della grande
Croce vivente con i suoi occhi d’ombra, le sua mani piagate di
lavoratore, i suoi piedi di pellegrino infaticabile: essi poggiano sui
simboli dei quattro Evangelisti, attraverso i quali passa inalterata la
rivelazione del Padre, il cui nome è espresso in caratteri ebraici, ma
il cui dono di creazione e di salvezza, attraverso la policroma
irradiazione dello Spirito, si fa realtà nel Figlio risorto e dal Cristo
si diffonde, in carità e grazia, sulla chiesa, attraverso le sacre
scritture e il magistero ecclesiastico. Ai lati del Cristo, la Madonna
in veste di Madre della Chiesa e la Santa Patrona Emerenziana, l’una e
l’altra calamitate verso il Cristo, principio e termine di ogni santità,
mentre al di sopra del Cristo un gioco astratto di primitivi astri ed
animali tessono intorno a lui, quasi un nuovo cantico delle creature.
L’immensa Croce, modernamente concepita in piani cromatici, che ne
suggeriscono e delimitano le dimensioni universali in tempo e spazio,
continua la sua discesa oltre i limiti figurativi e dalle profondità
emerge verso l’alto una selva d’altre mani, vibrazioni di spiriti che
ancora non possiedono la fede e anelano nella ricerca della verità.
Sullo stesso basamento, che s’incrina di innumerevoli fremiti cromatici,
spiccano le frasi paoline esaltanti la regalità storica ed eterna di
Cristo.
Completa l’opera di padre Ugolino la cappella realizzata accanto
all’abside che sintetizza e realizza i momenti più importanti della vita
cristiana: annuncio della Parola di Dio, sacrificio, dono sacramentale
(sulla stessa linea, in posto evidente ed onorifico è stata posta la
sede degli olii sacri che serviranno per il battesimo, la cresima e
l’unzione degli infermi), fino al massimo sacramento unitivo e
completivo della realtà cristiana, l’Eucarestia: una cappella pulita e
raccolta la conserva, i cui elementi simbolici esaltano la frase
evangelica “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita
eterna”; la bianca tovaglia distesa con i pani ed i pesci, le anfore
sormontate da grappoli d’uva e il pavone, simbolo d’immortalità.
Durante la messa celebrata dal parroco Don Eutizio Fanano ha preso la
parola il cardinale dell’Acqua. Tema del mosaico – ha detto - è
l’esaltazione della Chiesa, che la stessa liturgia del giorno, con la
festa di Tutti i Santi, pone nella sua pienezza e nel suo compimento,
cioè la santità: santità non solo ufficiale e canonizzata, ma la santità
nascosta, semplice, di tante anime, di tante famiglie cristiane, in cui
fioriscono virtù e sacrificio. La Chiesa ha voluto molto saggiamente
dedicare una giornata al riconoscimento e alla esaltazione di questa
santità umile, ma altrettanto grande davanti a Dio, che forma la
sostanza del cristianesimo vissuto e soltanto nell’eternità avrà la sua
completa manifestazione. Dopo aver ricordato i motivi per cui “santo e
salutare” è il ricordo dei nostri cari defunti e come essi, nel loro
passaggio, ci richiamino alle grandi verità della Chiesa trionfante, il
cardinal Dell’Acqua esprimeva “al buon padre Ugolino ed ai suoi valenti
collaboratori” il suo compiacimento ed il suo plauso.
Don Eutizio Fanano illustra il mosaico
Don Eutizio Fanano, a sua volta così ha illustrato il contenuto
dottrinale del mosaico: “Anzitutto perché tra i vari generi di pittura
abbiamo scelto il mosaico? Oltre alla validità del genere pittorico in
sé, ed alla speciale competenza dell'artista, ci ha spinto una
considerazione ideale, altamente simbolica: tante piccole pietre diverse
ed autonome si incastonano e si trascendono in una realtà superiore ed
unitaria. E' un pensiero di S. Agostino: noi siamo la casa di Dio.
Ciò
che avviene quando si costruisce un edificio, si verifica anche quando
vengono riuniti coloro che credono in Cristo. Nel momento infatti in cui
credono, essi sono come pietre tagliate dai monti: quando poi sono
catechizzati, battezzati, formati, vengono in certo qual modo sgrossati,
squadrati, allineati.
Non fanno però la casa del Signore se non quando
sono ben connessi tra loro per mezzo della carità. Il tema del mosaico é
la costituzione Lumen gentium sul mistero della Chiesa. La costituzione
rappresenta il cuore ed il vertice di tutto il Concilio Vaticano II. In
otto densi capitoli il documento dispiega agli occhi di tutti la visione
integrale della Chiesa nella sua struttura tangibile e nella sua
misteriosa vitalità interiore, che scaturisce dalla Santissima Trinità,
attraverso le umanità dolorosa e trionfante assunta dal Figlio di Dio:
Gesù Cristo. Tutto il prezioso patrimonio teologico e giuridico,
ascetico e mistico vi è sintetizzato in un linguaggio relativamente
semplice, caldo e pacato, e costituisce una delle pagine più belle della
letteratura religiosa contemporanea.
Il nostro mosaico ha voluto appunto
tradurre in linguaggio pittorico, smagliante anche nella forma, il
contenuto dottrinale e pastorale di questo documento conciliare. La
Chiesa è l'ovile, la vigna, l'edificio di Dio, ma soprattutto è il Corpo
mistico di Cristo, il prolungamento del mistero di Cristo, Uomo-Dio,
vivente nei secoli: il Risorto da morte, che ormai non muore più (S.
Paolo). Ecco perché tutta la composizione è dominata dalla figura
mistica e maestosa di Cristo risorto.
Gesù si presenta dal volto
profondo e indefinito, di grande intensità interiore e dignità, come a
noi moderni piace pensare la fattezza umana del Figlio di Dio. (Questo è
ottenuto attraverso sapienti accorgimenti musivi, dall'impiego dei verdi
cupi che accentuano la demarcazione delle luci e delle ombre, alla
leggera divergenza dello sguardo in penombra).
Il Corpo glorioso,
longilineo diafano e raccolto, rivestito di tunica immacolata, come il
mattino della resurrezione, misura quattro metri e mezzo di altezza ed è
al di fuori dei nostri schemi anatomici, appunto perché è Corpo reale,
ma in quanto risorto, non appartiene più alla nostra categoria di uomini
comuni.
Le mani ed i piedi piagati contrastano per la loro robustezza e
virilità con il resto del corpo, perché appartengono ad un lavoratore, e
ad uno che ha tanto camminato per la nostra salvezza (Dies irae – tocca
le mie mani ed i miei piedi) e restano il simbolo della umanità del
Cristo, il quale nella pienezza dei tempi è stato mandato dal Dio
vivente, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio del Patto
dell'Alleanza, che si presentò al popolo suo come Colui che è - Jahvè -
(le lettere ebraiche in alto assumono quindi un valore biblico oltre che
decorativo).
Egli per opera dello Spirito Santo è diventato nel seno di
Maria uno di noi, e attraverso il Mistero della Croce ha redento il
mondo e l'umanità tutta.
La Croce immensa che fa da sfondo a tutta la
composizione, attraverso i piani pluridimensionabili, sta appunto ad
indicare questo mistero cosmico della redenzione. Anche la natura
inanimata, caduta sotto la maledizione del peccato, ha partecipato dei
frutti della Passione e morte del Cristo (gli animali e gli astri,
disposti con ritmo astratto, intorno al clipeo che circondano nella
parte superiore la Croce, rappresentano efficacemente la totalità del
mondo non-umano). I frutti della redenzione, la Grazia e la Verità si
riversano come fuoco pentecostale su tutta l'umanità che riceve la
parola del Cristo attraverso la Sacra Scrittura simboleggiata dai
quattro Evangelisti ai piedi del Cristo risorto.
Il popolo di Dio,
formato da gente di ogni razza e condizione, è cementato dalla grazia
del battesimo in una profonda unità, e per questo è tutto disposto sullo
stesso piano. Ma nella Chiesa vi è una varietà di gradi e di funzioni.
La gerarchia ha, per volere di Gesù, il compito di guidare il popolo di
Dio e di interpretare autenticamente la parola rivelata: è quindi al
centro, come perno di unità della Chiesa visibile, e chiude la linea
verticale che dal Padre e lo Spirito Santo passa attraverso il Figlio
incarnato, testimoniato a noi dai quattro Evangelisti.
II Vaticano I aveva definito la dottrina del primato dei Romani
Pontefici; il Vaticano II, riconfermando questa dottrina, ha affrontato
la questione della collegialità dei Vescovi: questi non sono frammenti
sparsi, ma un organismo vivente, voluto da Cristo; nel Papa persevera il
primato di Pietro, nei Vescovi la podestà ordinaria degli Apostoli; ma
Papa e Vescovi sono un Corpo in cui risiede tutta la podestà sacra.
Il mosaico illustra questa dottrina barricando il gruppo dei Vescovi
intorno al loro Capo il Sommo Pontefice Paolo VI[11].
(E' l’unica figura che si presenta frontalmente, al vertice della
piramide gerarchica, costruita tutta di spalle, per dare risalto al
carattere unitario dell'episcopato, dove è il collegio che conta e non
il singolo individuo). Il popolo di Dio è definito dal Concilio
Messianico ed Escatologico cioè popolo che vive di Cristo, della sua
fede e del suo amore, ed è animato dalla speranza soprannaturale che lo
protende nell'ansiosa attesa del ritorno di Cristo (Il Maranà Thà “Vieni
o Signore Gesù” dei primi cristiani).
Padre Ugolino ha splendidamente reso queste caratteristiche con la parte
forse più originale ed artisticamente valida della sua composizione:
quella folla che preme e si stringe verso il centro, trascinata da
un'ansia d'amore, di fede, di aiuto, protesa spasmodicamente con tutta
se stessa, con il movimento dei corpi, delle mani, delle teste, con lo
sbarramento degli occhi, con la tensione dell'anima: quella selva di
mani che si eleva piramidalmente verso il Cristo, lasciano una
impressione profonda e solenne per la tensione ed il dinamismo che
animano individui e comunità.
Ma la chiesa di Cristo non è solo costituita dagli uomini viandanti
della terra; essa, attraverso la grazia della redenzione, è comunione
tra la terra e il cielo, e costituisce un unico corpo anche con i santi
dei Paradiso, ed ecco quindi lo stuolo degli angeli che fanno da legame
tra il popolo di Dio e S. Emerenziana, in rappresentanza di tutti i
Santi dei cielo, e con la Madonna, la Mater Ecclesiae.
La Costituzione
Conciliare dedica alla Madonna tutto il suo ottavo capitolo: Maria è
come la sintesi di tutta la vita della Chiesa. Ella entra nel Mistero di
Cristo e della Chiesa non solo per la maternità fisica
dell'incarnazione, ma anche perché più di tutti si inserisce nel mistero
della redenzione. Maria riflette il mistero dell'uomo-Dio, e più di
tutti ne partecipa la vita. Nel nostro mosaico la Madonna non siede in
trono, quasi una divinità di second'ordine, ma è catapultata con tutto
il suo essere verso il Cristo: è la più vicina a Lui: tutta la sua
persona, le sue mani, il suo viso proteso sono come elettrizzati dal
fremito calamitante del Risorto che a sé la attrae, per farla
partecipare più degli altri della sua opera redentrice e trionfante.
II popolo di Dio non è solo messianico ed escatologico, ma è un popolo
che si sente realmente ed intimamente solidale col genere umano e con la
sua storia. Dice il Concilio: Le gioie e le speranze, le tristezze e le
angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto, e di coloro che
soffrono sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei
discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi
eco nel loro cuore.
Padre Ugolino si è servito della sua eccezionale sensibilità cromatica
per esprimere attraverso la sapiente distribuzione magica del colore,
tutto lo scatenarsi delle passioni, dei drammi, delle tensioni, delle
lotte, delle aspirazioni, dei dolori che sostanziano la vicenda terrena
del popolo di Dio. (La mirabile idealizzazione cromatica delle vesti, e
la agitata profusione dei neri ottengono l'effetto voluto).
Durante la esecuzione del lavoro alcuni avvenimenti hanno profondamente
scosso la coscienza mondiale; il popolo di Dio ha vibrato per queste
grandi tragedie: l'uccisione di Martin Luther King [12] prima, e quella
di Robert Kennedy [13] poi. Sono le uniche figure storiche nel settore
di sinistra.
Durante i lavori un altro avvenimento importante ha caratterizzato la
vita della diocesi di Roma: il Cardinale Luigi Traglia [14] ha passato,
per disposizione del Santo Padre, le consegne di Vicario Generale di
Paolo VI nella diocesi di Roma al Cardinale Angelo Dell'Acqua [15].
Nell'annunciarlo ai parroci di Roma il Cardinale Traglia disse che
voleva essere considerato, d'ora in poi, un prete del clero romano. Per
indicare questo spogliamento di podestà giurisdizionale e l'umiltà
caratteristica del personaggio, Padre Ugolino (particolarmente
affezionato al Cardinal Traglia) l'ha collocato in mezzo al popolo di
Dio nel settore di destra.
Un particolare non indifferente: lo
zucchetto del Cardinale ha per sfondo la manica di camicia di un
lavoratore, e alla fascia rossa è incollata la figura di una bambina
vietnamita. La Chiesa fa corpo con i problemi più scottanti dell'ora
presente.
Dando
ora uno sguardo d'insieme notiamo che la grande croce non porta appeso
un Crocefisso, ma fa quasi da trono al Risorto: e non si può ammirare
Gesù risorto se lo si stacca dalla Croce: il Venerdì Santo e la Domenica
di Resurrezione sono inseparabili.
E' il mistero pasquale che sostanzia
tutta la vita di Gesù e della sua Chiesa. II Cristo risorto è al centro
di tutta la composizione: Egli è l'alfa e l'omega di tutto il creato: in
Lui tutto si ricapitola, le cose del cielo e quelle della terra, le cose
animate e quelle inanimate, il Paradiso eterno e il rincorrersi fluente
dei secoli; è questa la dottrina di S. Paolo mirabilmente enunciata
nella lettera ai Colossesi, un versetto della quale fa da base a tutto
il mosaico che Padre Ugolino da Belluno ha portato a termine nella
Chiesa di S. Emerenziana dopo cinque mesi e mezzo di intenso lavoro
personale, ricoprendo una superficie di oltre 500 mq. e servendosi del
cromatismo di un centinaio circa di diversi marmi pregiati.
Note
[10] Padre Ugolino da Belluno (nato il 15 dicembre 1919 a Belluno
e morto a Roma il 24 maggio 2002) Dopo
gli studi umanistici e teologici ha frequentato l’istituto d’arte B.
Angelico, il corso biennale d’incisione e d’affresco alla scuola d’arti
ornamentali di Roma e l’Accademia “Belle Arti”. Appena ultimati gli
studi ha realizzato un Pala d’altare in Val Peschiamo, in Svizzera
(cantone dei Grigioni) nel 1950. Nella sua vasta produzione artistica si
è espresso con varie tecniche: con vetrate istoriate e dalles, con
l’affresco, il mosaico, la pittura ad olio e vinilica, ma soprattutto
con il graffito che è una sua invenzione o meglio una sua
attualizzazione con materiali moderni. Mons. Giuseppe Chiaretti
arcivescovo di Perugia inaugurando il graffito nell’abside della chiesa
di S. Maria di Loreto con l’iconografia di S. Giuseppe da Leonessa
realizzato per il 250 anniversario della canonizzazione del santo nel
convento dei Cappuccini a Leonessa (Rieti) il 2 novembre 1997 disse che
padre Ugolino “è il miglior pittore sacro che oggi si trovi in Italia;
il più grande pittore d’absidi e non soltanto di absidi, all’interno
delle chiese, con temi a contenuto religioso, con linguaggio
modernissimo e, nello stesso tempo, denso di teologia e di religiosità,
come deve essere all’interno di una chiesa”. Sono molte le absidi
realizzate in mosaico, graffito , affresco, eseguite in santuari,
cattedrali, collegiate, cappelle pubbliche e private e chiese
parrocchiali, di cui una è stata inaugurata da Giovanni XXIII, cinque da
Paolo VI e l’ultima da Giovanni Paolo II (abside del Battistero della
chiesa parrocchiale S. Maria Consolatrice di Roma nel 1995).
[11] Papa dal 21 giugno
1963 al 6 agosto 1978.
[12] Ecclesiastico
battista e uomo politico negro-americano, nato nel 1929 ad Atlanta in
Georgia, fu ucciso a Memphis nel Tennessee il 4 aprile 1968 sembra da un
razzista bianco. Membro attivo della National Association for the
advancement of colored people, cui trasmise il metodo di lotta della
“non violenza” di Gandhi, premio Nobel per la pace nel 1964; anche alla
sua attività si deve se nel 1964 fu approvata in America la legge sui
diritti civili.
[13] Nato a Boston nel
1928, fu ministro della giustizia nellamministrazione del fratello John
dal 1961. Fautore fra i più decisi della integrazione razziale e della
parità dei diritti civili per tutte le minoranze. Candidato alle
elezioni presidenziali del 1968 per il partito democratico fu ucciso a
Los Angeles quello stesso anno da un giovane arabo di origine giordana.
[14] Nato ad Albano
Laziale nel 1895, morto a Roma nel 1977. Nel 1936 fu vicegerente di
Roma. creato cardinale nel 1960, dal 1965 al 1968 fu vicario generale di
Roma.
[15] Milano 1903 –
Lourdes 1972. Membro della segreteria di stato in Vaticano, nel 1967 fu
eletto cardinale dal Paolo VI e nominato presidente della commissione
cardinalizia per la prefettura degli affari economici della Santa Sede.
Nel 1968 assunse il vicariato della diocesi di Roma al posto di Traglia
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