Il Territorio

 

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Prefazione

28 novembre 1942: la seconda guerra mondiale è in pieno svolgimento su tutti i fronti.
Quel giorno aerei inglesi bombardano Torino, comincia un ponte aereo tedesco per riportare i militari tedeschi feriti dopo la terribile battaglia di Stalingrado.
La notte del 28 la colonna sud dell’Armir (Armata Italiana in Russia) in ritirata raggiunge le linee amiche mentre la colonna nord è rimasta accerchiata dai sovietici.
Dei 220 mila uomini e 7000 ufficiali a fine febbraio 1943, quando l’Armir cessò di esistere, le sue perdite assommavano a 84.830 tra caduti e dispersi e a 29 mila soldati congelati.
Quello stesso giorno, nei pressi di Roma sono fucilati Emilio Zappalà ed Antonio Gallo condannati a morte dal Tribunale Speciale per spionaggio a favore del nemico. 28 novembre 1942.
Quello stesso giorno, in mezzo a tanti orrori, finalmente un momento di pace. In un luogo che il cronista definisce ancora “georgico” viene inaugurata la nuova parrocchia di S. Emerenziana donata da Pio XII, il pastor angelicus.

L’evoluzione del territorio

“Là dove il Viale Eritrea sfocia nella campagna e dove è possibile ancora ammirare un georgico paesaggio, destinato certo alla devastazione, è sorto il tempio con la canonica di una nuova Parrocchia, la prima dedicata a S. Emerenziana, che riposa non molto lontano di qui, sul clivo che discende dalla Via Nomentana, nel cimitero in cui prima fu sepolta Agnese, fiore dei Martiri, ed Ella vi trovò la morte, lapidata dai pagani, mentre pregava sulla tomba della grande sorella collattanea”.

Così comincia la cronaca della consacrazione della Parrocchia di S. Emerenziana fatta dal Giornale d’Italia il 28 novembre 1942. Viale Eritrea – scrive il cronista – “sfocia nella campagna” ed è ancora possibile ammirare un “georgico paesaggio”.
I confini della nuova parrocchia, molto più estesi di quelli attuali, si estendono da piazza Annibaliano fino a ponte Salario sul fiume Aniene. Con l’istituzione di S. Emerenziana si fraziona ulteriormente l’originaria Parrocchia di S. Agnese istituita il 16 ottobre 1708.

Ma facciamo un passo indietro nei secoli e vediamo come si è evoluto il territorio ed il perché della dedica della nuova parrocchia alla giovane martire. S. Emerenziana sarà passata quasi sicuramente per la Porta Nomentana per recarsi a pregare sulla tomba di S. Agnese al II miglio delle omonima via. Oggi questa porta non esiste più. Pio IV (1560-1565) la fece murare nel 1564[1] per aprire Porta Pia, uno degli ultimi lavori di Michelangelo che la progettò per volere espresso del papa come una struttura fortificata con un cortile interno[2].
Uscita dalla porta, Emerenziana passa sopra un viadotto lungo più di duecento metri che supera una depressione ed avanza verso la campagna. La strada che porta a Nomentum, l’odierna Mentana, era fiancheggiata da sepolcri che furono distrutti quando ai primi del 1900 cominciò la costruzione degli attuali quartieri. Per dare un’idea di quanto fosse spopolata la zona anche in epoca relativamente recente basti ricordare che quando fu istituita la parrocchia di S. Agnese il territorio affidatole partiva dalle porte Salaria e Pia e seguiva la direzione delle vie Salaria e Nomentana nella campagna romana al di là del Tevere e dell’Aniene fino a Settebagni da un lato ed alla Cesarina dall’altro.
In pratica copriva parte dei territori che rientrano oggi nella giurisdizione della II – IV e V circoscrizione. Roma – secondo rilevazioni dello stato pontificio – nel 1825 contava 138.730 abitanti, cifra lontanissima dal milione di abitanti che la capitale aveva raggiunto nel periodo di massimo splendore dell’impero romano. Nel 1871, al primo censimento fatto dallo stato italiano con Roma capitale, furono censiti 212.432 abitanti. Il vastissimo territorio della parrocchia di S. Agnese era quindi costituito da alcune grandi ville, parte delle quali esistono ancora, vigne, poderi con casali e piccoli agglomerati di costruzioni. Nella Relazione alla Sagra Visita Apostolica del 1824 sono citate cappelle rurali a Castel Giubileo, alla Marcigliana ed alla Cesarina dipendenti da S. Agnese. Il territorio originario della parrocchia con l’espandersi della città è stato frazionato in circa 30 nuove parrocchie.

Nel 1888 – come ricorda il Tomassetti[3] – fra le vie Nomentana e Salaria che in questo loro primo tronco partendo dalle mura aureliane hanno un tracciato quasi parallelo, si estendeva una valletta profonda, ricoperta già all’inizio del 1900 dalle prime case dell’odierno quartiere Trieste. Il Tomassetti indica come confini di questa valle verso Roma il vicolo Alberoni[4] e verso la campagna il vicolo S. Agnese (ora via di S. Agnese), un tratto del quale è stato chiamato Filomarino[5] i quali, alla fine dell’ottocento erano due viottoli che congiungevano le due strade.
Nel fondo della valletta correva la marrana di S. Agnese, in pratica sotto gli attuali viali Eritrea e Libia, che sboccava nell’Aniene in un punto pressoché equidistante dai ponti Nomentano e Salario. Intorno al 1930 la marrana, che era diventata una fogna a cielo aperto, fu ricoperta con la costruzione del collettore detto di S. Agnese. Il 24 maggio 1926 una delibera del governatore di Roma attribuisce la denominazione di quartiere Savoia (XVII) alla parte del quartiere Salario così delimitata: Viale Regina Margherita, fra la via Nomentana e la via Salaria fino all’Aniene delimitato dalla ferrovia Roma – Orte. Con successiva delibera della giunta del 13 settembre 1946 il quartiere viene chiamato Trieste.
L’attuale viale Libia fino all’Aniene era quindi ancora campagna nella quale si ergeva solitaria la cosiddetta sedia del diavolo, a causa della sua forma che ricorda appunto una sedia, in realtà quel che resta di un monumento funebre dedicato a Elio Callistio, un liberto dell’imperatore Adriano. La costruzione della nuova chiesa era cominciata nel 1940 per volontà di papa Pio XII, Eugenio Pacelli[6] (1939-1958), eletto al soglio pontificio il 2 marzo 1939.
Non è forse un caso che il pontefice, che soggiornò nel 1894 nella canonica di S. Agnese, come attestano due lapidi affisse all’ingresso, abbia deciso di offrire alla città di Roma una nuova parrocchia confinante con quella di S. Agnese e che fosse intitolata a S. Emerenziana continuando a far stare così vicine le due giovani martiri, oltre che nella vita, nella morte e nella santità, anche nella vita parrocchiale di tutti i giorni.
Nel 1940 – come raccontano le cronache dell’epoca - su un grande prato verde (circa 1200 metri quadrati) con al centro una fontana attorno alla quale razzolavano le galline, incomincia la costruzione della nuova parrocchia che sarà inaugurata il 28 novembre 1942.

Oggi, rispetto al momento della sua istituzione la parrocchia di S. Emerenziana[7], ha i seguenti confini: Piazza Annibaliano – via Massaciuccoli – via Lago di Lesina – via di Priscilla – piazza di Novella – via Ostriana – Via Casperia -Salita di Poggio S. Lorenzo – piazza Gimma – via Tigrè – via del Giuba – via Asmara – Piazza Annibaliano.
Da un esame della attuale toponomastica delle vie e delle piazze del territorio della originaria parrocchia di S. Agnese (nomi di città, fiumi, laghi, ecc.) emergono qua è là dei nomi particolari che ne spezzano la continuità e che ricordano eventi storici o la proprietà di antiche ville o tenute. Per fare qualche esempio, alla fine di corso Trieste c’è piazza Annibaliano che ricorda il re del Ponto, marito di Costanza (il cui mausoleo è a poche decine di metri) ucciso nel 337. Via di Trasone, con le sottostanti catacombe, è così chiamata dal nome dell’antico proprietario del terreno.
Via e piazza di Priscilla sono dedicate alla sorella di Acilio Varo appartenente alla famiglia senatoriale degli Acilii che sopra le catacombe avevano una villa rustica. Nelle catacombe di Priscilla furono sepolti i papi Marcellino e Marcello I martirizzati rispettivamente sotto Diocleziano e sotto Massenzio.
Alla famiglia degli Acilii, di cui uno dei suoi componenti il console Acilio Glabrione fu martire nel 95, è dedicata piazza Acilia. Via Monte delle Gioie deriva il suo nome dalla famiglia Giogia che era proprietaria di quei terreni nel XIV secolo. Via Casal de’ Pazzi deve il suo nome al casale che la nota famiglia fiorentina avrebbe fatto costruire nel 1474.
Via delle Vigne Nuove è così detta perché nel settecento il terreno arativo fu trasformato in vigne di proprietà della Cappella Paolina in S. Maria Maggiore. In questa località era situata la villa del liberto Faonte in cui si uccise Nerone. L’imperatore, ormai abbandonato da tutti, come scrive Svetonio (Vite dei Cesari VI – 48), accettò l’offerta del suo liberto di recarsi nella sua villa di campagna (suburbanum suum) posta inter Salariam et Nomentanam viam, circa quartum miliarium. Diede ordine di scavare una fossa della misura del proprio corpo e di preparare acqua e legna per rendere poi gli onori al cadavere. Ad ognuno di questi preparativi piangendo ripeteva qualis artifex pereo! All’arrivo dei soldati si uccise trafiggendosi la gola aiutato dal suo segretario Epafrodito.
La via Menenio Agrippa ed il quartiere di Montesacro ci ricordano il famoso apologo delle membra e dello stomaco con il quale il console romano rabbonì nel 494 a.C. la plebe inducendola a ritornare in città.
Con legge fu stabilito il tribunato della plebe ed il luogo nel quale fu promulgata, accompagnata da giuramento, fu detto sacro. Da qui il nome (monte sacro) al luogo in cui si era radunata la plebe. Cesarina: il suo nome risale al 1536 quando il cardinale Alessandro Cesarini acquistò parte della tenuta di S. Agata dai Tebaldi.
A Monte Antenne, nei pressi della confluenza dell’Aniene nel Tevere presso ponte Salario, sorgeva una città che per la sua posizione davanti al fiume, ante amnem, fu detta Antemnae.

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Note

[1] La Porta Nomentana si può individuare guardando le mura dalla parte dell’ambasciata britannica ad un’ottantina di metri da Porta Pia. Era ad un solo fornice, protetta da due torri una delle quali esiste ancora.

[2] La parte esterna che guarda alla via Nomentana è stata eretta dall’architetto Virginio Vespignani tra il 1851 ed il 1861 per volere di Pio IX ed è ornata di due statue raffiguranti S. Agnese e S. Alessandro ad indicare le catacombe dei due santi. Quella di S. Alessandro è al VII miglio della Nomentana.

[3] “La campagna romana” vol. VI edizione aggiornata da Luisa Chiumenti e Fernando Bilancia – Roma 1977

[4] Via Alberoni ricorda il cardinale Giulio Alberoni, primo ministro in Spagna sotto Filippo V, morto nel 1752 a 88 anni, che aveva qui la sua villa. Quel che resta della villa sulla via Nomentana di fronte a villa Torlonia è oggi un giardino pubblico chiamato villa Paganini dal nome del senatore Roberto Paganini che ne fu il proprietario dal 1890 al 1913. La villa fu realizzata dal cardinale Alberoni che acquistò nel 1721 la tenuta delimitata dal vicolo della Fontana e dall’attuale viale Gorizia.

[5] Qui aveva la villa del cardinale Ascanio Filomarino (1583-1666), villa che si estendeva fino all’attuale via Arbia.

[6] Pio XII (Eugenio Pacelli) nato a Roma nel 1876, morto a Castelgandolfo nel 1958.

[7] I confini originari della nuova parrocchia erano: Piazza Annibaliano – Via Massaciuccoli – Via Lago di Lesina – Via di Priscilla – Via Salaria – Ponte Salario fino all’Aniene – Via Asmara – via Tobruck – Piazza Annibaliano.
 

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Ultimo aggiornamento: 19-04-15