Archivio documenti ed attività per  la
Spiritualità familiare

 

 

“Coppie con figli”

 

1° incontro  

 

Conosciamo e viviamo il valore dell’umiltà, ed il conseguente superamento dell’arroganza e della sopraffazione (Lc. 18,9-14)

 

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri: “Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.

Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo.

Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.

Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato

 

Cosa dice questo brano?

Gesù propone questi due protagonisti, che gli ascoltatori sanno subito individuare, perché i farisei erano i “buoni” dell’epoca, coloro che si impegnavano a vivere la legge fin nelle minuzie; i pubblicani invece erano considerati i peccatori per eccellenza (ladri e traditori del popolo). E li presenta così come erano visti normalmente, perché i farisei non disdegnavano di farsi notare, e di far vedere a tutti quanto erano bravi e quanto osservavano le leggi. I pubblicani conoscevano il parere del popolo su di loro, e perciò vivevano in disparte dalla comunità del paese.  La conclusione però è una novità, perché non si aspettano che Gesù insegni a comportarsi con quell’umiltà davanti a Dio, alla quale non erano abituati.

Nella cultura moderna, soprattutto dopo Nietzche, l’umiltà sembra un “disvalore” perché se il centro non è più Dio, ma l’uomo, non c’è bisogno di viverla, anzi, diventa un male perché mortifica il super-uomo che dovrebbe emergere da ciascuno di noi.  Per Gesù però l’umiltà non è una mortificazione della nostra personalità, ma è una sua valorizzazione, perché la mettiamo nel suo giusto valore: siamo figli, non persone totalmente autonome, nate dal nulla e destinate al nulla.

 

Cosa dice questo brano alle coppie?

Anche nella coppia siamo chiamati a conoscere e vivere i valori del Vangelo.

Oggi mettiamo al primo posto questo valore dell’umiltà, e lo vediamo concretamente nella nostra vita:

·         verso il coniuge: umiltà non significa “farsi tappetino”, ma significa valorizzare l’altro, scoprendo ogni modo per renderlo più felice, più importante agli occhi miei, dei figli, degli altri…  Significa costruirsi una gerarchia dei valori nei quali lui/lei è al primo posto, mentre io vengo dopo.

·         verso i figli: non significa assolutamente “farsi loro amici”, mettendoci al loro stesso piano; loro sono figli e devono sempre sentirsi tali. Ma umiltà significa costruirli persone libere, anche da noi stessi, dai nostri desideri, in modo che siano loro a gestire progressivamente la propria vita in modo autonomo; significa dare delle indicazioni di vita, nella certezza che vogliamo dare loro il meglio dalla vita, non perché sono solo dei nostri punti di vista.

·         verso Dio, anche vivendola in coppia: umiltà verso Dio significa riconoscerlo come Padre. Se viviamo una vita senza di Lui, magari ci sentiamo grandi, liberi, ma non siamo noi stessi, e siamo destinati a “sbattere la testa contro il muro”. Solo se ci consideriamo figli siamo realmente noi stessi. Conseguenza è il saper pregare, anche insieme, in modo da avere dal Padre la luce che ci serve per crescere nella verità e nel bene.

 

Cosa dice questo brano alla nostra coppia?

Per parlarne un po’ in casa, da soli, in modo da approfondire il nostro dialogo, chiediamoci:

·         percepisci che io ti sappia vedere come il primo nella mia gerarchia dei valori? E percepisci che anche tu consideri me al primo posto?

·         sappiamo educare i figli dando loro tutti i valori che riteniamo giusti, ma senza coartare la loro libertà?

·         come sappiamo porci davanti a Dio: come ad un Padre, o come ad un essere esterno a noi, che riguarda la nostra vita solo marginalmente?

 

 

  

2° incontro  

 

Conosciamo e viviamo il valore del rispetto della vita e della sessualità, secondo il Vangelo (Lc. 20,27-38)

 

In quel tempo, si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì.

Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie”. Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.  Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”.

 

Cosa dice questo brano?

L’argomento di fondo è la fede nella Resurrezione. I Sadducei (cioè il partito dei Sommi Sacerdoti) non credeva in questa realtà (era il gruppo meno religioso del mondo ebraico!). si rivolgono a Gesù in modo scanzonato, ma ricevono una risposta chiara e profonda.

Noi vediamolo però come un invito a considerare i valori della sessualità e della vita così come Gesù ce li propone.

·         Anzitutto un invito a vedere la morale cristiana con equilibrio: da una parte non mettiamo la morale sessuale al centro di tutto; al centro c’è l’invito “Amatevi come io ho amato voi”. Dall’altra non escludiamo la sessualità dal discorso morale, perché è una parte importante della vita dell’uomo, che non può essere messa in sordina.

·         Riguardo alla sessualità Gesù ci insegna anzitutto la santità del rapporto coniugale (insistendo sull’indissolubilità, Gesù valorizza i coniugi nella loro intimità). Per una coppia cristiana vivere un atto sessuale significa vivere un atto di unità della famiglia, di amore, dono e stima reciproca, avvicinarsi a Dio che ci ha creati maschio e femmina.

·         Ci insegna poi a viverla come dono di amore, e non come ricerca egoistica solo del piacere, senza costruttività della coppia. E per Lui la coppia esiste quando l’ha santificata attraverso il Sacramento del Matrimonio.

·         Riguardo alla vita Gesù ci insegna a rispettarla tanto da chiamare “omicidio” anche l’offesa verbale al fratello, o lo scatto d’ira contro di lui. Tanto più perciò ci chiama a vivere il rispetto della vita nel senso esplicito del termine, non sentendoci mai padroni, ma sempre e solo strumenti per donarla , mantenerla e valorizzarla.

·         Su tutti e due questi argomenti, ci insegna a non lasciarci condizionare dalle mode sociali, pur rispettandole e prendendole in considerazione per saperne parlare, soprattutto con i figli, senza mettersi sulla difensiva, ma prendendo ciò che è buono e motivando la nostra non accettazione di ciò che riteniamo errato

 

Cosa dice questo brano alle coppie?

Per la vita di coppia, ci insegna a rivedere la sessualità come dono di amore, e mai come sfruttamento dell’altro (solo perché “a me va”), né come pura routine (“tocca farlo”)

Per l’educazione dei figli, ci invita ad avere le idee chiare: senza drammatizzare il fatto, insegnare però il rispetto dell’altra persona, ed il rispetto della sessualità come dono di amore e non come semplice ricerca di piacere. Insegnare in modo uguale ai maschi ed alle femmine a vedere la sessualità come costruzione della coppia, e non come ricerca di se stessi.

Insegnare anche ai figli a scegliere sempre la vita, ed a vedere la vita come realtà più grande di noi (non è importante la mia persone, né la nostra coppia, più di una vita)

 

Cosa dice questo brano alla nostra coppia?

Pensiamo anzitutto al nostro modo di vivere la sessualità. Riesco sempre a vederla come dono di amore? So farlo per amore tuo, e non solo per mio egoismo?

Pensiamo poi alle nostre idee sulla sessualità: seguiamo le proposte della Parola di Dio, oppure preferiamo seguire la moda culturale per la quale ciascuno pensa come vuole, pur dicendosi cristiano?

Pensiamo infine alla nostra educazione dei figli: sappiamo dar loro i valori del Signore, anche se sono diversi da quelli che sentono nella società? Sappiamo non arrenderci di fronte a questa lotta impari contro i media, le amicizie…? E sappiamo farlo comunque con rispetto della libertà dei figli, che sono amati ed accolti anche se decidono di non vivere i valori che abbiamo loro insegnato?

 

 

 

“Coppie che hanno chiesto il Battesimo nell’anno”

 

Testimoniamo l’appartenenza gioiosa alla chiesa (Gv. 10,1-10)

 

In quel tempo, Gesù disse; “ In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.

Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”.

Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

 

Il Natale per un cristiano: il compleanno di Gesù.

Se oggi è il mio compleanno, e i miei genitori fanno gli auguri a mio fratello, fanno un regalo a mio fratello, gli fanno spegnere le candeline… io mi ribello: voglio gli auguri, il regalo, le candeline per me. Il Natale è il compleanno di Gesù; non è male che ci scambiamo gli auguri o i regali anche tra di noi, ma non è giusto che facciamo solo quello, perché il compleanno è Suo, non nostro. Per un cristiano allora il Natale è “saper fare gli auguri a Gesù” e, con quella gioia, vivere anche in festa con la famiglia e gli amici.

 

La coppia che chiede il Battesimo si sente nella comunità della Chiesa:

le feste religiose ci ricordano che noi siamo in una comunità che ricorda e festeggia quell’avvenimento (per esempio il compleanno di Gesù). Come abbiamo detto nella preparazione al Battesimo, la coppia cristiana, per accogliere il figlio nella comunità, deve sentirsi ed essere nella comunità. Ciò significa che vive nella Chiesa l’ascolto e la riflessione sulla Parola di Dio; incontra nella comunità Cristo attraverso i Sacramenti; si confronta con altre persone che hanno la stessa fede, per scoprire sempre meglio come vivere questa fede nei rapporti umani e sociali.

 

La coppia che chiede il Battesimo sa spiegare al proprio bimbo la gioia del Natale:

vediamo allora il libretto che spiega come parlare ai bambini del Natale, in modo da far gustare loro fin da ora la gioia di questo evento.

 

 

 

4° incontro  

 

Conosciamo e viviamo il valore della radicalità e coerenza nelle scelte (Lc. 23,35-43)

 

In quel tempo, il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. C'era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l'altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.

 

Cosa dice questo brano?

Il tema della radicalità è sempre pericoloso, perché se non è vissuto con equilibrio può diventare integralismo. Vediamo allora qualche principio, alla luce del Vangelo, per non cadere in questo pericolo:

·         Gesù ha le idee chiare, e sa donare la propria vita per l’umanità senza ripensamenti, anche se con la paura naturale dell’uomo di fronte alla morte:

·         Gesù non cede alle tentazioni religiose (se scendi dalla croce crederemo in te) a quelle politiche (se sei Re dei Giudei, scendi dalla croce) né a quelle personali (smetti di soffrire e scendi dalla croce, e fa smettere anche me di soffrire, facendomi scendere dalla mia croce)

·         Anche nella sofferenza, pensa prima agli altri e poi a se stesso

·         Non diventa però integralista, obbligando gli altri ad accettarlo per quello che è: si propone, con chiarezza e testimonianza, ma poi permette a ciascuno la propria libertà (ai sacerdoti, ai soldati, al “cattivo ladrone”, non risponde neppure)

·         Vicino a questo c’è il tema della coerenza, che è la logica conseguenza della libertà. Ciascuno è libero di dare l’impostazione che vuole alla propria vita, ma una volta che ha deciso questa impostazione, è tenuto alla coerenza, pena l’immaturità. Gesù è coerente con la propria scelta di accogliere la volontà del Padre, e si dona fino in fondo.

 

Cosa dice questo brano alle coppie?

·         Anzitutto ci chiama a superare ogni integralismo nel voler imporre all’altro le proprie idee. Nella vita di coppia è facile pensare che, poiché mi vuoi bene, devi fare ciò che a me pare giusto; ma proprio perché ci vogliamo bene, dobbiamo andare l’uno incontro all’altro, e proprio perché ti voglio bene da cristiano, ti metto al primo posto nella mia gerarchia dei valori.

·         Nella vita genitoriale è ancora più facile cadere in questo pericolo, perché è naturale che ai figli piccoli si trasmettano i valori che i genitori ritengono giusti. Ad un certo punto è bene però lasciare progressivamente spazio alla libertà, anche nella scelta di questi valori; ma qual è quel “certo punto”? se non abbiamo li buon senso di individuarlo, cadiamo dalla giusta radicalità morale o di fede, all’integralismo.

·         Riguardo alla coerenza poi ci chiama a viverla, sia nel rapporto di coppia che soprattutto in quello con i figli, per essere credibili, perché quando proclamiamo un principio, ma non lo viviamo, diventa impossibile credere in noi, anche su altre cose che diciamo.

 

 

Cosa dice questo brano alla nostra coppia?

·         Percepisco di essere talvolta integralista, imponendoti le mie idee?  Percepisco che talvolta lo sei tu?

·         Mi pare che propongo ai figli delle strade che sono prevalentemente l’appagamento di miei bisogni, di miei punti di vista, o so dare loro l’educazione più giusta, insegnando con chiarezza e forza i valori nei quali credo, ma senza coartare la loro libertà? Mi pare che in questo qualche volta manchi tu, o manchiamo noi insieme?

·         Penso di vivere coerentemente con i miei principi, o “parlo bene e razzolo male?”.  Penso lo stesso di te?

 

 

 Coppie che hanno fatto il Battesimo nell'anno

 

Viviamo e testimoniamo la fede nella Resurrezione (Lc. 20,27-38)

 

In quel tempo, si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì.

Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie”. Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe.  Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”.

 

La Pasqua per un cristiano: il vero compleanno di Gesù.

Il mio compleanno ricorda il giorno ne quale ho iniziato la mia vita, questa vita, che per me è il tutto.  Gesù celebra due compleanni: quello che è l’inizio di questa vita terrena, e che noi abbiamo fissato di celebrare il 25 dicembre. E poi l’altro, che è l’inizio della vita che non finisce più, e questo compleanno è la Pasqua: Gesù risorge e vivrà per sempre col Padre, anche nella Sua umanità.

 

La coppia che chiede il Battesimo si sente la gioia della fede nella Resurrezione:

Tra i tanti punti che il Vangelo ci propone di credere, e che sono particolarmente difficili da accettare, c’è quello della Resurrezione. Se la guardiamo bene però, ci insegna qualcosa di nuovo e di particolarmente significativo per riempire di fiducia la nostra vita. La morte infatti spezza l’essere umano: infatti non è un solo un corpo (come possiamo vedere al cimitero) e non è solo un’anima, come la fede ci dice che è in Paradiso col Signore. La resurrezione sarà la ricostruzione del nostro io, di quell’essere integro che Dio ha creato, e che Dio vuole avere con sé per sempre.

Il cristiano allora crede con gioia nella resurrezione, sapendo che tutta la propria vita terrena è importante perché è la premessa alla vita che non finirà, vissuta sempre come esseri umani, con anima e corpo, col Signore in Paradiso.

 

La coppia che chiede il Battesimo sa spiegare al proprio bimbo la gioia della Pasqua:

Vediamo allora il libretto che spiega come parlare ai bambini della Pasqua, in modo da far gustare loro fin da ora la gioia di questo evento.

  

 

5° incontro  

 

Testimoniamo la verità che sappiamo di avere, senza integralismo (Gv. 14,1-12)

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “ Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”.

Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”.

Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”.

Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.

 

Cosa dice questo brano?

Un brano che ci propone due atti di fede fondamentali per il nostro essere cristiani: riconoscere Gesù per quello che è (Via, verità e vita) e riconoscere Dio come Padre.

·         Gesù è la via, perciò non ha senso per un cristiano chiedersi: cosa devo fare per raggiungere la salvezza, per raggiungere Dio? La risposta è il Vangelo stesso, cioè la vita di Gesù.

·         Gesù è la verità, non “una” verità. La filosofia attuale non accetta l’universale, l’assoluto, per questo è una filosofia “atea”, perché Dio di natura è un assoluto. Il pericolo dell’integralismo è sempre in agguato, per questo il Vangelo ci mette spesso in guardia. Per es.: “chi non è contro di voi, è per voi” (); Gesù rimprovera Giacomo e Giovanni che vogliono invocare il fuoco dal cielo sui Samaritani che non li accolgono (); “Chi vuole venire dietro di me…” ()

·         Gesù è la vita; per un discepolo infatti l’incontro con Lui è base del senso della vita, vissuta con gioia e fiducia anche se ci sono delle sofferenze

·         Gesù è l’unica piena rivelazione del Padre. Nessuno può sapere chi è Dio, se non ne ha una esperienza personale, e nessun essere umano può avere questa esperienza piena. Dio manda Suo Figlio, che Lo consoce personalmente, per comunicarlo in modo pieno. Anche qui sta in agguato l’integralismo: sapere di conoscere Dio completamente, perché il Figlio ce lo ha rivelato, ci dà la certezza di avere tutta la rivelazione, ma non il permesso di imporla agli altri: ogni persona mantiene la propria liberta, così come il discepolo di Gesù mantiene la sua libertà di presentare il Suo messaggio a chi incontra

 

Cosa dice questo brano alle coppie?

Nella vita di coppia si è chiamati a vivere questa fede profonda, ed a trasmetterla ai figli con chiarezza e senza integralismo. Vediamo come:

·         seguiamo anzitutto Gesù come via per la salvezza. La Sua via si manifesta soprattutto nell’insegnamento fondamentale della morale cristiana “Amatevi come io ho amato voi”. Nella coppia io seguo Gesù se so mettere questo amore totale e senza “però” verso il coniuge

·         accogliamo la verità che è Lui, in modo pieno, ma senza imporla. Ciò vale soprattutto nel nostro rapporto con i figli. Attenzione a non cadere in nessuno dei due limiti: da una parte non penso che tutte “le verità” sono uguali, perché Dio è un assoluto, e la Sua verità è unica; dall’altra non impongo a nessuno questa verità, perché c’è un altro insegnamento di Gesù che prevale, il rispetto per la libertà che Lui stesso ha creato

·         riflettiamo sempre sulla paternità di Dio, e fondiamo qui la nostra fiducia. Sappiamo di conoscerlo e ne siamo contenti, ma mai cadiamo nell’integralismo, sapendo che sarebbe un male peggiore della mancanza di fede, perché la contro-testimonianza dell’integralismo nella nostra società è più negativa di una testimonianza di agnosticismo o ateismo.

 

Cosa dice questo brano alla nostra coppia?

Seguo l’insegnamento di Gesù sull’amore sul Suo esempio, soprattutto nel mio rapporto con te? Mi pare che tu lo vivi nel tuo rapporto con me?

Trovo l’equilibrio tra il cercare ed accogliere la verità assoluta che è Gesù, senza però imporla agli altri, soprattutto ai figli?  Mi pare che tu sai fare altrettanto?

“Dio Padre” è il nostro modello di vita, nell’accogliere gli errori dell’altro, nel trasmettere la vita, nell’educarla secondo la Sua via?

 

 

 

6° incontro  

 

Le riflessioni per la Via Crucis sulle famiglie (2012 al Colosseo), negli aspetti che ci propongono dei valori particolari da vivere

 

1° Stazione: Non poche delle nostre famiglie soffrono per il tradimento del coniuge, la persona più cara. Dov’è finita la gioia della vicinanza, del vivere all’unisono? Dov’è il sentirsi una cosa sola? Dov’è quel “per sempre” che ci si era dichiarati?

2° Stazione: Anche noi sposi e le nostre famiglie, anche noi abbiamo contribuito a caricarTi di un peso inumano. Ogni volta che non ci siamo amati, quando ci siamo attribuiti la colpa l’uno all’altro, quando non ci siamo perdonati, quando non abbiamo ricominciato a volerci bene.

3° Stazione: Avevamo promesso di seguire Gesù, di rispettare e curare le persone che Egli ci aveva messe vicino. Sì, in realtà le amiamo, o almeno ci sembra di farlo. Se venissero a mancare soffriremmo non poco. Ma poi cediamo nelle situazioni concrete di ogni giorno.   Quante cadute nelle nostre famiglie! Quante separazioni, quanti tradimenti! E poi i divorzi, gli aborti, gli abbandoni! Gesù, aiutaci a capire cos’è l’amore, insegnaci a chiedere perdono!

6° Stazione: poche volte ci ricordiamo che in ogni nostro fratello che è nel bisogno Ti nascondi Tu, Figlio di Dio. Come sarebbe diversa la nostra vita se ce lo ricordassimo! Pian piano  prenderemmo coscienza della dignità di ogni uomo che vive sulla Terra. Ogni persona, bella o brutta, dotata o meno, fin dai primi momenti nel ventre della madre oppure ormai anziana Ti rappresenta, Gesù. Non solo. Ogni fratello sei Tu. Guardando a Te, ridotto a poca cosa lì sul Calvario, capiremmo con la Veronica che in ogni creatura umana possiamo riconoscerTi.

8° Stazione: Gesù, quante volte per stanchezza o per incoscienza, per egoismo o per timore chiudiamo gli occhi e non vogliamo affrontare la realtà! Soprattutto non coinvolgiamo noi stessi, non ci impegniamo nella partecipazione profonda e attiva alla vita e ai bisogni dei nostri fratelli, vicini e lontani. Continuiamo a vivere comodamente, deprechiamo il male e chi lo fa, ma non cambiamo la nostra vita e non paghiamo di persona affinché le cose cambino e il male sia debellato e giustizia sia fatta.

9° Stazione: Anche le nostre famiglie sono parte di questo tessuto sfibrato, si ritrovano legate a una vita di benessere che diventa lo scopo stesso della vita. I nostri figli crescono: cerchiamo di abituarli alla sobrietà, al sacrificio, alla rinuncia. Cerchiamo di dar loro una vita sociale appagante negli ambienti sportivi, associativi e ricreativi, ma senza che queste attività siano solo un modo per riempire la giornata e avere tutto quello che si desidera.

14° Stazione: Sappiamo che quel corpo dopo tre giorni è risorto. Così Gesù vive per sempre e ci accompagna, Lui personalmente, nel nostro viaggio terreno, tra gioie e tribolazioni.

Gesù, fa’ che ci amiamo reciprocamente. Per averti di nuovo in mezzo a noi, ogni giorno, come tu stesso hai promesso: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

 

Cosa dicono queste riflessioni alle coppie?

·         Il perdono nella coppia, anche di fronte alla mancanza grave: Gesù lo chiede, e noi cosa pensiamo?

·         L’ “amore come Lui ha amato” è di sua natura eterno. Come possiamo viverlo così, anche nei momenti difficili?

·         L’amore nella famiglia diventa anche amore della famiglia verso gli altri. La nostra famiglia è aperta all’amore verso gli altri, in tutti i sensi (verso altre famiglie, soprattutto se in difficoltà di dialogo; verso i bisognosi di affetto e di compagnia; verso i bisognosi materialmente…)?

·         Come educhiamo i figli alla sobrietà, anche se è contraria allo stile sociale di vita?

·         Come viviamo la gioia della resurrezione, cioè la gioia della fede che ci aiuta ad essere più forti dei problemi?

 

Cosa dicono queste riflessioni alla nostra coppia?

·         Sento di saper vivere l’ “amore come Lui ha amato”, anche nei momenti difficili? Mi pare che anche tu hai dimostrato di saperlo vivere così?

·         Cosa penso del perdono nella coppia, anche di fronte alla mancanza grave? Mi confronto con il tuo parere.

·         Mi pare di andare oltre l’amore per la famiglia, aprendo il mio cuore anche ai bisogni degli altri? A quali bisogni sento più difficile aprire il mio cuore? E tu ci riesci?

·         So educare i figli alla sobrietà, anche se è contraria allo stile sociale di vita? E tu ne sei capace? Cosa possiamo fare per migliorare questo impegno educativo?

 

 

 

  

7° incontro  

 

Conosciamo e viviamo il valore delle Beatitudini come stile di vita del cristiano (Mt. 5,1-12)

 

In quel tempo: vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché erediteranno la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

 

Cosa dice questo brano?

C’è uno stile di vita che caratterizza profondamente il cristiano, ed è lo stile delle Beatitudini. Sono infatti una luce per ogni circostanza ed ogni scelta che ci capiti quotidianamente. Vediamole insieme:

·         anzitutto l’invito alla beatitudine, cioè alla gioia:

·         la gioia nelle realtà della vita, che possono sembrare anche a prima vista cariche di sofferenza:

·         la gioia, sapendo che è nella vita concreta che troveranno appagamento le promesse del Signore.  Conseguenza allora è lo stile di vivere bene la Sua volontà nel nostro “oggi”. È sempre importante comprendere bene questa affermazione, perché se non la capiamo bene cadiamo in una fede integralista, o d’altra parte depressa. La volontà di Dio non riguarda quello che ci succede concretamente (questo è la vita che ce lo manda, e Dio non interviene,m perché il Suo atteggiamento è quello di non fare normalmente dei miracoli, cioè andare appunto contro le realtà naturali), ma riguarda “la nostra santificazione”. E la nostra santificazione avviene nel vivere bene l’oggi, così come la vita ce lo presenta. Ecco perché il cristiano non si lascia schiacciare delle sofferenze, perché sa che Dio lo chiama a viverle, se la vita gliele presenta, come strada per la sua santificazione.

 

Cosa dice questo brano alle coppie?

·         Quando ci si sposa, si è gioiosi e si spera nella gioia. Poi la vita può disilludere. Quando? Perché? Quando lo stile di vita di uno dei due, o di tutti e due, diventa egoistico, e perciò la vita diventa pesante, monotona, non appagante. E perché questo egoismo non è lo stile giusto del comportamento umano, ma è la rovina dei rapporti, perché sballa la retta gerarchia dei valori.

·         Le realtà della vita di ogni coppia prevedono anche delle sofferenze. Queste possono schiacciarci, oppure possono essere degli aspetti che si affrontano per rendere più profondo il nostro amore, il nostro rapporto di coppia, e possono diventare così delle occasioni per capire, e per testimoniare, una vita coraggiosa, non perché non ha sofferenze, ma perché sa affrontare le sofferenze

·         Il Signore ci chiama a vivere nella Sua volontà. Vedendola con l’equilibrio proposto da Gesù, siamo chiamati allora a vivere bene il nostro oggi, testimoniando anche al coniuge e soprattutto ai figli come si deve vivere la quotidianità accettando quello che la vita ci presenta, e che noi non possiamo cambiare, ma vivendo sempre alla luce della Sua Parola.

 

Cosa dice questo brano alla nostra coppia?

·         So ancora vivere con te la gioia del giorno del Matrimonio? Se non è così, quanto sento che è colpa mia? Quanto mi pare che sia colpa tua?

·         Davanti alle sofferenze sono forte, o mi lascio schiacciare? Ti rendo ancora più difficile la vita con il mio atteggiamento lamentoso o depresso?  Mi pare che tu ti comporti così con me?

·         Ho scoperto e ti so testimoniare l’equilibrio di Gesù nella scoperta e nell’attuazione della Volontà di Dio? E tu la sai testimoniare a me?  Insieme la sappiamo testimoniare ai figli?

 

 

 

“Coppie ancora senza figli”

 

1° incontro  

La Chiesa: viviamo in questa comunità, o ci sentiamo estranei?

 

Dal Rito del Matrimonio: “siete venuti davanti al ministro della Chiesa e davanti alla comunità…”

 

Lettura del brano Atti 2,42-47

42 Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. 43 Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44 Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45 chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46 Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.

 

Per i padri della chiesa, la luna simboleggia la Chiesa, la quale pure risplende, anche se di per sé è buia; non è luminosa in virtù della propria luce, ma del vero sole, Gesù Cristo, cosicché, pur essendo soltanto terra (anche la luna non è che un'altra terra), è ugualmente in grado di illuminare la notte della nostra lontananza da Dio - «la luna narra il mistero di Cristo» (Ambrogio, Exameron IV 8,23). [...] La sonda lunare e l'astronauta scoprono la luna soltanto come landa rocciosa e desertica, come montagne e come sabbia, non come luce. E in effetti essa è in se stessa soltanto deserto, sabbia e rocce. E tuttavia, per merito di altri ed in funzione di altri ancora, essa è pure luce e tale rimane anche nell'epoca dei voli spaziali. È dunque ciò, che in se stessa non è. Pur appartenendo ad altri, questa realtà è anche sua. Esiste una verità fisica ed una simbolico-poetica, una non elimina l'altra. Ciò non è forse un'immagine esatta della Chiesa? Chi la esplora e la scava con la sonda spaziale scopre soltanto deserto, sabbia e terra, le debolezze dell'uomo, la polvere, i deserti e le altezze della sua storia. Tutto ciò è suo, ma non rappresenta ancora la sua realtà specifica. Il fatto decisivo è che essa, pur essendo soltanto sabbia e sassi, è anche luce in forza di un altro, del Signore: ciò che non è suo, è veramente suo e la qualifica più di qualsiasi altra cosa, anzi la sua caratteristica è proprio quella di non valere per se stessa, ma solo per ciò che in essa non è suo.

 

Riflessioni:

1. La madre Chiesa

È bello innanzitutto riscoprire la forza di un'espressione antica quanto il cristianesimo: “madre Chiesa”. La troviamo già a cavallo fra I e II secolo negli scritti dei Padri della Chiesa (cioè gli scrittori e teologi cristiani che hanno illuminato la Chiesa) di quei decenni, ma è entrata poi nel linguaggio popolare, tanto è vera: infatti si usa ancora nella frase “come insegna madre chiesa”. La Chiesa, infatti, è la garanzia che la fede non è una nostra invenzione! È lei che ci genera alla fede. Ad esempio, tutto ciò che diciamo non è frutto della nostra intelligenza, ma è ciò che prima di noi hanno creduto i cristiani di ogni generazione. Nessuno può trovare Cristo da solo, senza ricevere l’annuncio del Vangelo da altri cristiani. Altrimenti, la fede non sarebbe più la rivelazione di Dio, ma solo una filosofia umana che ognuno potrebbe raggiungere da sé!

2. Cristo ha voluto la Chiesa

Se leggete con attenzione i vangeli, vi accorgerete subito che è stato proprio Cristo a volere la Chiesa. Anzi, l’ha voluta perché questo era il disegno di Dio Padre ed Egli, come Figlio amato, l'ha realizzato. Egli ha voluto che i suoi discepoli, raccolti in una comunità, proseguissero nel tempo la sua missione. Infatti, ha comandato: «Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,19-20). In altre occasioni ha poi detto: «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi», «fate questo in memoria di me», «come il Padre ha mandato me, così io mando voi» e tante altre parole simili. Egli voleva che fossero degli uomini a trasmettere il suo Vangelo ed il suo amore. Gesù ha voluto innanzitutto che la sua Parola fosse portata nel mondo dalla sua Chiesa viva.

3. La trasmissione della fede nella Tradizione della Chiesa

Nei Sacramenti della Chiesa Cristo si dona a noi totalmente. Noi però possiamo incontrare il suo amore e la sua verità anche in altri modi: nella vita della comunità e nella sua testimonianza nel mondo. Infatti, conosciamo Cristo ed impariamo ad amarlo nell'annunzio e nella predicazione della Chiesa, nell'esperienza di fraternità della Chiesa e nella sua carità e così via. A nostra volta, divenendo noi stessi Chiesa, possiamo trasmettere Cristo alle persone che ancora non lo conoscono. Questa trasmissione del dono di Gesù nella comunità dei credenti ha preso, nella teologia, il nome di Tradizione. “Tradizione” vuol dire esattamente “trasmissione” del Vangelo di Cristo. Il termine Tradizione sembra quasi riportare a qualcosa di vecchio, di abitudinario. Invece, è vero proprio il contrario. Solo ciò che si trasmette è vivo. Solo perché i genitori hanno trasmesso la vita ai loro figli la vita si rinnova ancora. Se fossero stati l’ultima generazione delle loro famiglie e non avessero desiderato di avere nuovi bambini, questo avrebbe voluto dire che la vita stava ormai per spegnersi.

4. La nostra comunità parrocchiale

La Chiesa è una. Infatti, chi viene battezzato in una parrocchia non deve presentare dei documenti per poter ricevere l'Eucaristia in un'altra parrocchia. Chi entra a far parte della Chiesa appartiene alla Chiesa “cattolica”, cioè “universale”, voluta da Cristo. Ma l'unica Chiesa si visibilizza nelle nostre parrocchie, perché possiamo sperimentare più direttamente il “mistero” della Chiesa madre che ci permette di ricevere la vita di Cristo.

Anche per i bambini sarà importante, come lo è per noi, scoprire la familiarità che caratterizza la Chiesa. Essi hanno bisogno di “respirare” la Chiesa. La Chiesa è anche per loro il grande “metodo” che Dio ha inventato per diventare cristiani. Un proverbio africano dice che per educare un bambino serve un villaggio. Certo i bambini hanno bisogno innanzitutto dei loro genitori, ma la famiglia è come abbracciata dalla Chiesa che educa i figli con i genitori, perché crescano nella vita buona del Vangelo.

Diceva un papà che non c'era da spaventarsi dinanzi ad una domanda difficile sulla fede fatta dal figlio piccolo, perché bastava chiedere al parroco ed egli avrebbe saputo rispondere: il bambino percepiva così che anche suo padre non era solo, ma camminava con la Chiesa e faceva riferimento ad essa.

 

Dalla cronaca

Scandali morali, economici, politici… questa è la Chiesa presentataci dai media. Noi coma la vediamo?

 

Mi presento

Vivo in quelle persone che si credono razionali, ma che accettano passivamente ogni idea che sentono, senza vagliarla e cercarne la veridicità. Leggono i giornali, ma non li sanno leggere, li confondono con un libro di testo sicuro e verificato da generazioni di insegnanti. Sostengono bene una conversazione, ma non portano idee proprie, bensì riportano solo cose sentite dire. Mi sento a casa mia nell’umanità, perché la maggior parte delle persone mi accolgono come loro stile di vita quotidiana.

L’ignoranza

 

Domande per il dialogo

§         Dopo essermi “sposato in Chiesa” mi sento parte integrante della comunità cristiana?

§         Naturalmente vedo ancora dei problemi nella Chiesa. Li so vedere con i miei occhi, o li guardo con gli occhi di chi scrive sui giornali o parla in TV?

§         Li so affrontare per collaborare a toglierli, o li critico soltanto?

 

 

 

 

2° incontro  

I Sacramenti della vita cristiana: ne abbiamo compreso l’importanza per vivere

gli impegni matrimoniali?

 

Dal Rito del Matrimonio: Signore, che ci hai reso partecipi della Tua mensa, fa che questi sposi, uniti col Sacramento nuziale, aderiscano sempre a Te e annuncino il Suo nome. Per Cristo nostro Signore.   (Orazione dopo la Comunione)

 

Insieme tra noi, amalgamati da Cristo 

Lettura del brano: Gv. 20,21-23

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».

 

Più forti perché perdonati

Ogni cristiano sa di non essere perfetto, eppure sa anche di essere amato in modo infinito da Dio, tanto che gli ha mandato il Suo figlio perché potesse avere la pienezza della vita.  Noi non siamo amati perché perfetti, ma perché figli… non facciamo parte di una comunità di perfetti, ma di perdonati…

Ed il Sacramento della Confessione ci assicura questa realtà.  Che vale anche per la vita matrimoniale.  Se non sono perfetto nel mio rapporto col coniuge, perché non posso fare di più? E perché non uso gli strumenti più adatti, cioè questo Sacramento che mi dona la forza del Signore per migliorare realmente dai miei peccati?   Se sento il peso di perdonare i suoi difetti, perché non penso al Signore che mi perdona, e trovo in Lui la forza di fare altrettanto?

 

Lettura del brano: Gv 6,53-58

Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

 

“Chi mangia la mia carne dimora in me ed io in lui”

E’ la situazione del cristiano convinto e coerente, che incontra Gesù personalmente nell’Eucaristia, e vive di Lui, grazie alla Sua presenza personale nella propria vita.   Ciò vale anche per la vita matrimoniale: riesci a restare fedele nonostante le tentazioni?  Se c’è un motivo sufficiente, sì. E non pensare che il motivo sufficiente sia l’amore: questo è un sentimento, e di sua natura effimero, che dura finché dura.  Ci deve allora essere qualche altra motivazione in più: per u cristiano è la presenza di Cristo nella sua vita, presenza reale che gli dona la forza stessa di Cristo.

 

Famiglia, Chiesa domestica

Lettura dal Catechismo degli Adulti

1656 Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come focolari di fede viva e irradiante. E' per questo motivo che il Concilio Vaticano II, usando un'antica espressione, chiama la famiglia "Ecclesia domestica" Chiesa domestica [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11; cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 21]. E' in seno alla famiglia che "i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori della fede, e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo speciale" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11].

1657 E' qui che si esercita in maniera privilegiata il sacerdozio battesimale del padre di famiglia, della madre, dei figli, di tutti i membri della famiglia, "con la partecipazione ai sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l'abnegazione e l'operosa carità" [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11]. Il focolare è così la prima scuola di vita cristiana e "una scuola di umanità più ricca" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 52]. E' qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l'amore fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l'offerta della propria vita.

 

Per fare, bisogna prima essere

Sentiamo il bisogno di essere “chiesa domestica”, luogo cioè di preghiera, di trasmissione dei valori tra coniugi ed ai figli, di preparazione per portare questi valori anche al di fuori…  Ma perché la nostra famiglia diventi “chiesa domestica” c’è bisogno di farvi abitare Cristo.  E noi lo invitiamo nella nostra casa se Gli facciamo spazio nella vita personale ricevendolo nei Sacramenti.  Senza di questi, il desiderio di fondare una chiesa domestica sarebbe una pura fantasia, se non addirittura una ipocrisia.

 

Dalla cronaca

Ultimamente una persona mi ha raccontato che da molti anni non si confessava, perché in una confessione un sacerdote le aveva fatto domande imbarazzanti, dal punto di vista sessuale. Qual è la Vostra esperienza?

 

Mi presento

Abito in tutte le persone, e faccio di loro dei “bambini cresciuti”. Sapete che mi diverto un sacco a vedere delle persone che si vantano di essere grandi ed importanti, ma sono così mie schiave che non sanno prendersi delle responsabilità? Pensate che molte persone credono di risolvere i loro problemi solo con le chiacchiere, perché io li ho convinti che non serve impegnarsi, ed essi hanno abboccato?

Sapete come fare per mandarmi via? Riflettete sul senso della vostra vita, riflettete sul senso della maturità, ed allora sarete degli adulti, non dei bambini cresciuti, ed io non avrò più potere su di voi.

La superficialità

 

Domande per il dialogo

§         Sei convinto che senza questi Sacramenti il tuo incontro con Cristo è limitato, spirituale, ma non personale e completo?

§         Senti la ricaduta della tua vita spirituale nella tua vita matrimoniale?

§         Aiuti il tuo coniuge a vivere questa unione con Cristo?

 

 

 

 

3° incontro

L’indissolubilità: come viviamo le terapie proposte?

 

Dal Rito del Matrimonio: comunione con e per la famiglia

Chiediamo a voi, fratelli e sorelle, di pregare con noi e per noi perché la nostra famiglia diffonda nel mondo luce, pace e gioia.   (Interrogazioni, II formula n. 69)

 

Famiglia aperta ...

Lettura del brano  

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e li accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: " Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

 

Dalla passione, morte e resurrezione di Gesù, nascono i Sacramenti della Chiesa, perciò anche il Matrimonio. Se da una parte quest'ultimo è scelta esclusiva di due a formare una coppia-famiglia, dall'altra è occasione di allargamento di due famiglie che si incontrano e apertura a rapporti amichevoli e fecondi ... La crocifissione di Gesù è apice dimostrativo ed effettivo del suo amore per noi. L 'amore vero assume valore in special modo nell' "ora" del sacrificio, e nonostante indichi l'altra persona come amata o amato, stavano infatti presso la croce di Gesù sua madre ...e li accanto a lei il discepolo che Egli amava, apre tutti ad un amore da condividere senza chiusure e gelosie: Donna, ecco il tuo figlio; poi disse al discepolo: Ecco la tua madre.   L 'amore benedetto da Dio è esclusivo per un tu, tanto quanto sa includere tutti a volersi bene e ad accogliersi al di là di ogni diversità e pregiudizio: da quel momento il discepolo la prese nella sua casa, è amore tra due che diffonde nel mondo luce, pace e gioia.

 

L'esclusività dell'amore di coppia apre all'aggregazione 

Lettura dal Catechismo degli Adulti

Sviluppo e pienezza del matrimonio è la famiglia ... AI suo nucleo essenziale possono aggregarsi altre persone, di solito parenti, dando origine a una considerevole varietà di forme storiche. (CdA 509).

La famiglia, coppia di sposi, è spesso anche integrazione delle due famiglie di origine. La maggior parte delle volte, il Matrimonio, è passaggio da una vita familiare per formare una nuova famiglia. La famiglia di origine non viene annullata, ma in qualche modo si arricchisce di nuovi elementi. Accanto alle famiglie di origine ci sono poi anche le amicizie anch'esse chiamate ad aggregarsi alla coppia ormai nuova famiglia. Un legame che spesso, quello con le famiglie di origine e le amicizie, va integrato in modo maturo, perché sia di aiuto e di respiro più ampio agli sposi, ma anche salvi e non intacchi il rapporto e l'autonomia della nuova famiglia domestica.

 

Oltre la famiglia. ..

Cosa succede nei primi mesi di matrimonio? Si comincia ad impostare un lavoro a due, a fissare le regole, non scritte, che orienteranno la vita della nuova famiglia.

Gli sposi conoscono bene l'importanza di queste "regole", avendole vissute, insieme a fratelli e genitori, nelle rispettive famiglie di origine.

Ora si tratta di trovare nuove consuetudini, di abituarsi ad un modo diverso di stare insieme. Può sembrare un impegno banale, un'armonia che si costruisce da se ma, in realtà, non è così. E' un vero è proprio impegno che ha bisogno di attenzione, di amore, di pazienza, di condivisione delle piccole cose, di comprensione dei desideri dell'altro: la vita da fidanzati è, infatti; molto diversa rispetto a quella da sposati.

Facciamo un esempio. Lo sposo ritorna a casa dal lavoro; non vede l'ora di buttare su una sedia la giacca, di togliersi la cravatta e le scarpe per stare più comodo con una vecchia tuta e le amate scarpe di gomma.

La sposa si sveglia, si trucca con cura, si veste e va a lavorare. Quando lo sposo ritorna, lei si è già messa gli abiti da casa, ha indossato le pantofole e si è lavata via il trucco dal viso.

Riflettiamo: vivendo insieme si è invertito quello che avveniva prima: da fidanzati ci si preparava, con attenzione, all'incontro con l'altro/a. Ora avviene il contrario: ci si prepara con cura per gli altri e ci si mette "più comodi" per il proprio partner. E' facile capire che si tratta di un passaggio piuttosto impegnativo.

La convivenza familiare non si improvvisa. Non può essere lasciata al caso o, addirittura, sopportata. E' invece un momento, nuovo ed entusiasmante, che richiede ai due sposi di percorrere insieme, da autentici protagonisti, la strada della vita.

Quali sono le difficoltà che emergono nei primi tempi del matrimonio:

La cura della casa: i panni da lavare, stendere, stirare e rammendare, le pulizie, la manutenzione, le spese, i conti, la denuncia dei redditi... Come vengono ripartiti questi compiti?

L'ordine in casa: dove e come mettiamo le nostre cose? Nelle case dei nostri genitori tutto (o quasi tutto) aveva un posto. Ed ora? Ci sono ancora , cose mie e cose tue?

L 'alimentazione: chi fa la spesa? Cosa mangeremo stasera e domani? Chi cucina? Chi lava i piatti?

Il bagno: riusciremo a condividerlo o dovremo litigare per le abitudini diverse legate all'igiene personale?

Il tempo libero, l'uso del telefono, la scelta dei programmi TV ...

Gli sposi non sempre sono preparati ad un cambiamento così radicale. Radicale perché tocca tanti aspetti della vita quotidiana. In realtà con il matrimonio si ha meno tempo libero. Si è più stanchi. E con la stanchezza viene il nervosismo, una minore attenzione all'altro, il silenzio, l'insoddisfazione. Tutte cose che è necessario osservare con attenzione, per essere capaci di riconoscerle anche nei comportamenti dell'altro/a.

Ed è normale che si faccia fatica nel passare: da una vita al cui centro c'ero io ...

...ad una vita al cui centro c'è la relazione con l'altro/ a da una "realtà coniugale" immaginata e sognata ...

...ad una "realtà coniugale" immersa nella concretezza del quotidiano da una famiglia in cui eravamo serviti ...

...ad una famiglia in cui siamo chiamati a servire

L 'amore che si prova per l'altro/per l'altra ora saprà guidare verso il dovere da compiersi: la condivisione dell'aiuto reciproco in casa (i tempi sono cambiati, non ci sono più i compiti della casa che riguardano solo le donne) e la scoperta, insieme, di uno stile di vita che nasce contemporaneamente alla nuova famiglia.

Proprio per consentire alla coppia di dedicarsi -con tranquillità-  alla ricerca di un nuovo e diverso equilibrio, è importante che le famiglie di appartenenza non determinino, col loro comportamento, turbative e problemi. I genitori, infatti, continuano a considerare i figli come eterni ragazzi, bisognosi di continuo aiuto ed incapaci di affrontare da soli le prove e le difficoltà della vita. Tendono così ad invadere lo spazio decisionale degli sposi, compromettendone la crescita e la maturazione. Non riescono, infatti, a capire e ad accettare che anche gli eventuali errori costituiscono un prezioso patrimonio di esperienza per la futura vita della nuova famiglia.

I ragazzi, d'altro canto, pur mantenendo vivi i rispettivi legami affettivi, debbono riuscire a tagliare quel cordone ombelicale che li lega alle famiglie di appartenenza (per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre ...).

E' questa una condizione irrinunciabile per raggiungere una sana e consapevole autonomia.

Ed infine gli amici. Anche loro probabilmente preferivano l'amico/ a non sposato/a, compagno/a di serate in libertà. Alcuni di loro sentiranno di aver perso un riferimento, altri avranno un po' di invidia o di indifferenza, altri ancora non cercheranno alcun contatto per non disturbare. ..

Anche le amicizie subiscono quindi un assestamento. La coppia, nei primi tempi, tende un po' a chiudersi su se stessa, a diradare i contatti con gli altri... Poi, piano piano, va a cercare quelle persone, gradite ad entrambi, in grado di condividere la stessa esperienza di vita, gli stessi problemi, che non sono più quelli dei fidanzati.

E' importante non isolarsi. Poter parlare, con altri, della nostra vita e delle nostre esperienze ci fa sentire meno soli e ci sostiene nella ricerca delle soluzioni. Sarà ancora più importante farlo quando ci saranno i figli.  La condivisione di questa esperienza con altre coppie è un notevole aiuto.

Inizieranno a nascere così le amicizie "della coppia" e non più delle singole persone. Persone che già si conoscevano o persone nuove.

 

Dalla cronaca

Non si interrompono i casi di “femminicidio”, di uomini (mariti, fidanzati, compagni…) che uccidono le loro donne perché…  Secondo Voi perché?  Cosa si può fare per aiutare la nostra società a cambiare marcia?

 

Mi presento

Vivo in quelle coppie che hanno l'ardire di credere di bastare a loro stesse. Allora tagliano presto i ponti con gli amici, lasciano morire i rapporti di amicizia, non rispondono agli inviti, sono convinte che, restando in due, faranno grandi cose e che quindi i legami di amicizia riguardano il passato.

Prima o poi però io andrò a far loro visita. E allora devono sperare che non sia troppo tardi perché io quando arrivo faccio soffrire, immalinconire. Non vi isolate perciò, lasciatemi fuori dalla vostra casa

La solitudine

 

Domande per il dialogo

§         Prendo coscienza che l'amore vero assume valore in special modo nell'"ora" del sacrificio?

§         La scelta di sposarsi è stata frutto di una scelta inclusiva. Quanto riusciamo a vivere l'apertura agli altri che il Vangelo propone?

 

 

 

 

 

4° incontro

L’indissolubilità: come viviamo le “terapie” proposte?

 

Dal Rito del Matrimonio:

Dona loro, Signore, di sostenere anche con le opere la casa che oggi edificano.

(Benedizione nuziale, I formula, n. 86)

 

Collaboratori del creatore

Lettura del brano Gen 2,18-25

Poi il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile ". Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Cosi l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l 'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. , Allora l'uomo dIsse: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta".  Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

 

Voglio fare un aiuto che gli simile, dice Dio creando la donna. Nonostante la complementare diversità, l'uomo e la donna, sono simili, cioè sono alla pari, non c'è supremazia l'uno e sull'altra e viceversa. Mentre gli animali portano un nome e sono diversi, l'uomo e la donna sono della medesima specie, hanno lo stesso valore. E la sorte dei due è costruire l'unità nella diversità. Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. Gli sposi sono due in una sola carne, ciò che uno fa per l'altra (e viceversa) lo fa anche per se, perché l'altro ormai è carne della sua carne. Non trova posto l'ambizione e l'interesse egoistico nella vita degli sposi, ma solo il dono di se all'altro, in collaborazione col Creatore, per poter costruire ogni giorno il Regno di Dio, presente anche nelle mura domestiche e nel pane quotidiano di ogni famiglia.

 

Il lavoro e le esigenze della vita familiare

Lettura dal Catechismo degli Adulti

È necessario riscoprire e valorizzare pienamente il ruolo della famiglia, comunità intermedia tra individuo e società. Occorre sollecitare la sua responsabilità e sostenere il suo impegno specialmente in campo educativo e assistenziale ...  Organizzare il lavoro rispettando le esigenze della vita familiare. (CdA 509).   Per come è organizzata dalla società e per le svariate spinte "ideologiche" la famiglia, propriamente detta, sembra essere in pericolo.

Bisogna quindi, dice il catechismo degli adulti: riscoprire e valorizzare pienamente il ruolo della famiglia. Forse in questo nostro secolo si è fatto un passaggio indebito che inserisce l'individuo nella società, senza farlo passare per la famiglia. L 'individualismo quindi, esperienza che oggi può esasperare l'egoismo, apre la persona alla realtà sociale, o meglio a molte realtà sociali, facendogli trascurare la base su cui ognuno si muove: la famiglia. La famiglia è come "la fonte" da cui la persona si forma ma anche l'obiettivo per cui ogni persona vive...  Dimenticando questo la persona diventa sempre più individua, sola, una tra tanti nella società che non si ritrova nella famiglia, se non in momenti sporadici. Fondamentale è allora che la famiglia curi la sua formazione (unità, santità, assistenza dentro e fuori di se ...) che nel procreare diventa educazione, e impari a discernere ciò che è importante (le esigenze dei valori) da ciò che è urgente (le esigenze della vita pratica).

 

Il lavoro è una componente importante nella vita della famiglia. Questo per diversi motivi:

1.      il lavoro è indispensabile per costruire una famiglia. Senza lavoro una famiglia non può mantenersi.

2.      sul posto di lavoro si trascorrono molte ore della propria giornata. Solo questo fatto ci fa capire quanto esso incida nella vita familiare.

3.      il lavoro è anche uno dei luoghi in cui la persona si realizza. Anche se viene prima la famiglia come ordine di importanza, anche il lavoro è parte della propria vita e della propria vocazione.

 

Un tempo non molto lontano ...

...la donna lavorava in casa e l'uomo fuori casa. I ruoli erano facilmente identificabili. Il lavoro dell'uomo veniva pagato, l'uomo poteva trarre soddisfazioni dalla propria professione, portava lui solo il denaro a casa.  E' facile capire che questa differenza di vita poneva l'uomo in una posizione predominante. La donna dal punto di vista economico dipendeva dall'uomo.

Oggi...

...le donne studiano, lavorano dentro e fuori casa, guadagnano, non si realizzano più soltanto attraverso la maternità e la cura della casa.  E' un cambiamento della società che ha cambiato profondamente i ruoli dello sposo e della sposa anche nella vita quotidiana.

Nell'elenco dei valori il lavoro viene dopo la famiglia. Alla famiglia, alla cura dei propri cari va il primo posto, poi la realizzazione personale, il guadagno, l'onesto andare avanti nella carriera. Il mercato del lavoro però tende a far mettere in secondo piano la famiglia: basta solo vedere come siano più apprezzati i lavoratori liberi da impegni con i figli, con gli orari vincolati (festivi a casa, orario di lavoro rispettato per riprendere i figli a scuola, difficoltà a fare straordinari o trasferte ...).   Oggi possiamo dire che viviamo in una società in cui il lavoro è contro la famiglia: domina il precariato, lo sfruttamento, la preferenza verso chi offre disponibilità ed oblazione assoluta a scapito dei familiari ...   Tutto ciò pregiudica la vita di coppia, fa scendere la qualità del tempo che si trascorre insieme, non solo come coppia ma anche come educatori dei propri figli.   La coppia non deve permettere che questo avvenga, non deve lasciar logorare l'unità familiare dagli impegni di lavoro e dagli interessi ...

 

Dalla cronaca

Sono tante le persone che mi vengono a dire che il coniuge se ne è andato perché ha incontrato un’altra persona di cui si è innamorato. E ciò avviene in buona parte dei casi nell’ambiente lavorativo. Si trascorrono molte ore insieme, e la tentazione è forte.  Qual è la Vostra esperienza in proposito?

 

Mi presento

Nessuno è perfetto come me. Nessuno riuscirà a farvi fare tante cose come faccio io. Vi sfido Più sono presente in mezzo a voi e più sarete apprezzati, per non dire invidiati, da molti. Come riconoscermi? E' facile, basta vedere le famiglie super impegnate, che non hanno mai un minuto a disposizione, dove i genitori non hanno il tempo di dialogare con i figli, di giocare con loro, di osservarli, di educarli con calma e con passione senza delegare questo lavoro agli altri.

Guardate le coppie in cui lo sposo e la sposa non stanno mai insieme, non riescono a ritagliarsi spazi di assoluta intimità. Contagio i grandi lavoratori, i genitori ambiziosi che riempiono i figli di corsi e sport oltre alla scuola. Mi vergogno a dirlo, ma a volte contagio anche le famiglie impegnate in parrocchia ...

L'attivismo

 

Domande per il dialogo

§         Coppia uomo-donna: lo stesso valore oppure uno prevale sull'altro? Lo stesso valore va bene, ma l'uomo è rimasto uomo e la donna, donna?

§         La famiglia è ancora mediazione tra individuo e società? Nelle scelte si cura ciò che è importante (le esigenze dei valori) oppure ciò che è urgente (le esigenze della vita pratica)?

 

 

 

 

5° incontro

Sessualità e procreazione: le stiamo vivendo alla luce del Vangelo?

 

Dal Rito del Matrimonio:

Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e ad educarli secondo la legge di Cristo e della Chiesa? (Interrogazioni, I formula, n. 68)

Alla scuola del Vangelo preparino i loro figli a diventare membri della tua Chiesa.

(Benedizione nuziale, II formula, n. 86)

 

La fecondità è benedizione di Dio

Lettura del brano Gen. 1,26-28

E Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra».

 

Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi?

Il "sì" risposto degli sposi a questa domanda loro posta nel giorno del Matrimonio, sembra essere un'eco alla risposta di Maria all'annuncio dell'angelo: "eccomi ...avvenga di me quello che hai detto". Dietro alla volontà, o meno, della coppia di mettere al mondo un figlio, c'è un progetto misterioso di Dio creatore che chiama alla vita. Il Vangelo esprime l'obiettivo del progetto di Dio: diventare suoi figli nel Figlio suo Gesù, per la nostra redenzione. Ogni

bambino, dal concepimento alla nascita, è voluto da Dio, è creato da Dio, è dono di Dio.

 

La naturale generazione dei figli

Lettura dal Catechismo dei giovani

È nella natura, nella spontaneità del rapporto fra un uomo e una donna che esso sia orientato a generare la vita. Sarà dunque autentico se non si chiude per egoismo a questa Capacità; la saprà invece amministrare con generosità e responsabilità (CdG2 336).

Lettura dal Catechismo dei Bambini

Dare una casa ad un figlio è molto di più che dargli un tetto, un appartamento pieno di comodità. I bambini hanno bisogno di una casa, cioè di una comunità di persone che si amano, di una famiglia che li aiuti a crescere come persone libere da ogni paura e dipendenza. Questo avviene solo quando si vive quotidianamente in un clima di affetto, di laboriosità, di disponibilità e di pace. È bello sognare una casa cosi e impegnarsi in coppia a edificarla vincendo le difficoltà di ogni giorno. (CdB 50),

 

L'orientamento a generare la vita è connaturale in un autentico rapporto di coppia. Nella società odierna da recuperare fortemente è il concetto di NATURA, che oggi è stato messo da parte a favore di un egoismo mascherato spesso da un falso buon senso, o dal benessere. Il rapporto di coppia è naturalmente orientato a generare la vita, anche laddove la sterilità organica sembra renderlo impossibile, l'orientamento a generare spinge comunque la coppia a donare la vita in tanti altri modi. ..

E' nella spontaneItà del rapporto fra un uomo e una donna che va ricercata la capacità di generare un figlio, sapendo che con il concepimento e l'attesa comincia una nuova e meravigliosa avventura che durerà tutta la vita

Recuperare il valore della NATURA nella vita familiare, significa vivere pienamente in assonanza con la volontà del Dio creatore, ma anche realizzare in pieno l'umanità, che trova la capacità di rapportarsi con l'altro e generare la vita, soltanto recuperando una generosità nella gratuità e una ( responsabilità anche nel sacrificio.

 

Se prima eravamo in due ...

Nove mesi sono un tempo di preparazione ad un grande cambiamento nella coppia: ci si prepara a fare posto ad un'altra persona. Sta per concludersi una fase della vita della nuova famiglia, quello della relazione esclusiva dello sposo e della sposa.

I giovani sposi chiedono: cambia il modo di amarsi dopo la nascita di un figlio?

Sì, cambia perché anche l'amore si matura nel tempo. L 'equilibrio della relazione ha, infatti, una sua storia: diversi sono i bisogni e le risorse di una coppia appena costituita rispetto a quelli di una coppia con un figlio o sposata da vent'anni.  Il rapporto a due è messo alla prova dal nuovo arrivo e dal tempo che vede le cose mutare. L 'amore deve sapersi adeguare alle diverse esigenze che la vita insieme richiede.  L'arrivo di un figlio costituisce il segno e l'espressione più forte di questa esigenza di cambiamento.

 

Il tempo giusto

Esiste un "tempo giusto" per avere figli? Rispondiamo così: non esiste un tempo ideale in cui l'arrivo del piccolo non causa problemi, preoccupazioni o disagi. Se poi la coppia aspetta di "essere pronta" per l'arrivo di un bambino, allora, facilmente, pronta non sarà mai. La Chiesa parla di "procreazione responsabile", cioè di serena apertura alla vita come dono di Dio da parte delle coppie di sposi senza però essere incoscienti o irrazionali.

Deve essere chiaro che per la coppia l'arrivo di un figlio porterà gioia ma anche preoccupazione, darà soddisfazioni ma segnerà la fine, per diversi anni, del tempo libero, farà inorgoglire ma a prezzo di fatica quotidiana.

Questo è segno dell'amore: una coppia che sta bene anche da sola e si apre alla vita vuoI dire che lo fa per amore, per amore non di se stessa ma di un figlio. Tanti sposi credenti possono testimoniare come l'arrivo di un figlio sia percepito immediatamente come miracolo, come dono, come presenza di Dio nella coppia. Questo ha moltiplicato il loro affetto, il loro desiderio di ricambiare amore per il grandissimo dono ricevuto.

 

Dalla cronaca

Guardiamo la TV, e chiediamoci: quale visione della sessualità trasmette? Come si può vedere in modo equilibrato, senza vederla come tabù, o d’altra parte senza banalizzarla?

 

Mi presento

Ho svuotato le culle di tutta Europa, vi ho reso una terra di anziani, ho fatto credere che avere un figlio fosse innanzitutto una grande preoccupazione. Sapete com'è: il mondo è brutto e pericoloso, soprattutto di questi tempi. ..E così ho mandato le coppie a comprare gli anticoncezionali, ho detto che fare l'amore e avere figli erano due cose distinte, separate. Ho distratto i governi e gli amministratori che non hanno pensato a delle politiche che potessero favorire le nascite. Così ho portato meno stupore negli uomini e nelle donne, meno felicità, meno ringraziamènti a Dio per il miracolo della vita.

La paura

 

Domande per il dialogo

§         Il "sì" a generare un figlio, è solo rivolto al "tu" nella coppia oppure è anche riposta positiva al dono di Dio?

§         Recuperare il concetto di NATURA nel tempo odierno non è facile, quello che manca spesso è la convinzione.  Come recuperare una giusta capacità di rapporto aperta alla vita, quindi alla generosità e alla responsabilità?

 

  

  

6° incontro

Come viviamo il servizio nella comunità?

 

Dal Rito del Matrimonio:

Fratelli e sorelle, ci siamo riuniti con gioia nella casa del Signore ... In quest'ora di particolare grazia siamo loro vicini con l'affetto, con l'amicizia e la preghiera fraterna.

(Memoria del Battesimo, n. 52)

 

La famiglia dei credenti

Lettura del brano M t 12,48-50

In quel tempo, Gesù disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? ". Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre ".

 

La famiglia di Gesù: sua madre, i suoi parenti nella carne e tutti coloro che fanno la volontà del Padre suo. E' una famiglia, quella di Gesù, allargata ai fratelli nella fede, ma anche innalzata al Padre suo. Il cristiano è chiamato a vivere la stessa realtà di familiarità di Gesù. Da una parte i parenti effettivi, ma poi anche i fratelli in Cristo, resi tali perché ci riconosciamo tutti figli dello stesso Padre che è nei cieli. La vita vissuta in rapporto con la grazia di Dio, trova necessariamente l'affetto, l'amicizia e la preghiera di altri fratelli.

 

La famiglia, Segno e riflesso dell' Amore trinitario

Lettura dal Catechismo degli Adulti

...la famiglia cristiana si pone come segno e riflesso dell'Amore trinitario e come attuazione originale e immagine della Chiesa, tanto da meritare il nome di "chiesa domestica" o 'Piccola chiesa". ...partecipa alla vita e alla missione della Chiesa, ricevendo e trasmettendo l' amore di Cristo, credendo ed evangelizzando, dialogando con Dio e servendo 1 'uomo. (Cd4 511).

La comunione tra l'uomo e la donna, uniti in matrimonio, è immagine di Dio: a sua immagine li formò", maschio e femmina li formò (Gen. 1,7). La comunione è immagine di Dio, perché Lui è innanzitutto comunione d'amore trinitaria. La Chiesa è "creata" ad immagine di questa comunione, come l'unione sponsale tra uomo e donna: ecco perché la Chiesa è detta anche sposa di Cristo. L 'immagine del Dio di comunione è quindi riflessa nella Chiesa, come nella famiglia; anzi, la Chiesa è Famiglia di famiglie. ..

E la famiglia, nella Chiesa, arricchisce se stessa sia dei doni dello Spirito, sia in un continuo rinnovamento e accrescimento umano. La famiglia trova perciò nella comunità ecclesiale una Famiglia di famiglie radunate nel nome di Gesù, momento non solo di ristoro spirituale personale, ma rinvigorimento e rinforzamento del legame iniziato dal matrimonio. Nella comunità ecclesiale la famiglia trova se stessa e l'opportunità di poter passare anche attraverso le difficoltà della vita condividendo non solo i problemi, ma anche la stessa missione della Chiesa: l'evangelizzazione.

 

Perché si dice che la famiglia è una piccola Chiesa?

La famiglia nata dal sacramento del matrimonio è una piccola Chiesa perché in essa è presente il Signore. E' presente nell'amore dei due sposi che si sono uniti tra loro per sempre con il matrimonio sacramento.

E' "piccola" perché sa di non essere una realtà compiuta, che sta da se, ma è parte di una famiglia più grande che è la Chiesa locale, a sua volta parte della Chiesa universale. Perché esiste la Chiesa? Perché Gesù ha voluto che i cristiani fossero sempre uniti tra loro nell'unità con lui. Alla Chiesa, a tutti i cristiani insieme quindi, ha chiesto di annunciare il vangelo ad ogni creatura, ha chiesto di pregare il Signore Dio e di mettersi al servizio del prossimo.

Anche le famiglie cristiane sono invitate da Gesù a fare questo. E sono chiamate a farlo secondo i modi e i tempi che le sono propri.

 

La famiglia annuncia il vangelo al mondo che la circonda

Chi ha ricevuto la buona notizia che Dio è il Signore, che ha mandato suo Figlio Gesù in mezzo a noi e che ci ha salvati attraverso la Sua Morte e Resurrezione non può fare altro che annunciarlo a tutti. Questa è davvero una buona notizia! E' un annuncio gioioso che libera dalla paura della morte e infonde la speranza.

Per prima cosa la famiglia evangelizza se stessa, perché la speranza non le manchi mai. Lo fa leggendo e meditando la Parola di Dio con la Bibbia in mano, magari per leggere le letture della messa domenicale. I genitori hanno poi il compito bellissimo di educare i figli alla fede.

Nello stesso tempo la famiglia annuncia il vangelo a chi le sta vicino. Due sposi che si amano, si rispettano, sono fedeli l'uno con l'altro sono già la prova che le parole del Vangelo sono vive.

La buona notizia dell'amore di Dio deve essere il motore quotidiano della famiglia. Compiere il proprio dovere in casa, con parenti e amici, sul luogo di lavoro. ..vale più di mille parole pronunciate ma non vissute.

 

La famiglia prega

La maggior parte di noi ha imparato in famiglia le preghiere ed ha imparato a pregare, a considerare cioè la presenza del Signore nella propria vita, chiedendogli aiuto nelle necessità, perdono quando si sbaglia e lodandolo e ringraziandolo per tutti i suoi doni.

La preghiera non è l'ultimo rifugio quando non si hanno altre strade, ma è la consapevolezza di vivere assieme al Signore. Quindi le occasioni liete e tristi vanno vissute alla presenza di Dio.

Ogni famiglia ha i suoi modi ed i suoi tempi per pregare il Signore. C'è chi prega assieme ai figli prima di iniziare la giornata o alla conclusione. Ci sono famiglie che trovano l'orario dei pasti o alla domenica la migliore occasione in cui si è tutti insieme.

E' bello dare valore alle tante feste che accompagnano l'anno, guidando la famiglia a vivere ciò che ha fatto il Signore per noi.

Il sacramento della Comunione aiuta la famiglia ad essere ancora più unita perché conferma il legame indissolubile degli sposi nel sacramento del matrimonio e li aiuta nell'educazione dei figli.

La Penitenza aiuta la coppia a correggere gli errori e le colpe commesse, traendo forza dalla Grazia per non cadere nei soliti sbagli. I genitori preparano ai sacramenti i loro figli. I catechisti che preparano alla prima Comunione e alla Cresima sono solo collaboratori in una educazione alla fede ben più incisiva che è propria dei genitori cristiani.

 

La famiglia al servizio

La famiglia cristiana è il primo luogo in cui l'annuncio del Vangelo della carità può essere da tutti vissuto e verificato in maniera semplice e spontanea, nel rapporto tra marito e moglie, tra genitori e figli e tra le diverse generazioni.

E' bellissimo l'amore tra due sposi, chi lo ha sperimentato lo sa bene, ma questo amore non può chiudersi in una sfera, diverrebbe un "egoismo a due. Già diventare padre e madre rompe questa sfera e fa traboccare l'amore al di fuori della coppia.

Ogni famiglia deve impegnarsi ogni giorno a vivere nell'amore, gareggiando nel servizio gli uni per gli altri. La famiglia non può essere il luogo dell'egoismo, del lasciarsi andare, la famiglia deve essere il primo luogo in cui ci si sente chiamati da Dio stesso a dare amore e poi ancora amore.

Cosa può fare una famiglia per le altre famiglie

La vita familiare attraversa delle fasi diverse. Si è in due, ci si dedica alla cura dei figli piccoli, i figli sono grandi, ci sono gli anziani genitori, si è diventati nonni... molte sono le possibilità per rispondere alla chiamata di Dio che ci vuole famiglie aperte alle necessità degli altri.

A ciascuna famiglia la scelta: Pregare il Signore perché ci aiuti a vivere come famiglie fedeli, uniti, disposti al sacrificio... Chiedere aiuto a Dio per l'educazione dei figli.

 

Vivere come famiglia i valori cristiani, perché prima di ogni parola conta la testimonianza.

§         Studiare, leggere, tenersi informati aggiornati e preparati sui temi della famiglia, la morale, la bioetica ...per rispondere alle domande che quotidianamente affiorano.

§         Diffondere una cultura a favore della famiglia anche attraverso i discorsi -- informali che facciamo ogni giorno.

§         Sapersi guardare intorno e chiedersi: cosa posso fare per le famiglie che ho vicino? Parenti, amici, genitori degli amici dei figli, colleghi di lavoro, vicinato ...

§         Impegnarsi in parrocchia, oppure entrare in un'associazione di famiglie che si occupi di famiglie in difficoltà. .Adottare un bambino "a distanza".

§         Avere cura di vivere nel rispetto della natura, con l'occhio attento a scelte commerciali che non mortificano le regioni povere del mondo.

 

Dalla cronaca

Ci sono delle famiglie che hanno deciso di mettere il loro tempo ed il loro cuore a servizio, oltre che del coniuge e dei figli, anche di alte famiglie, o di bisogni vari della società. Penso all’estremo ad una famiglia che è andata in America Latina per aprire una casa per bambini di strada, o penso semplicemente a quelle famiglie che si impegnano ad accompagnare altre coppie in momenti particolari della loro vita, come la preparazione al Matrimonio o al Battesimo di un figlio, oppure quelle che hanno delle difficoltà coniugali… Nella Vostra esperienza ci sono degli esempi accattivanti e credibili?

 

Domande per il dialogo

§         Una famiglia aperta al rapporto con Dio che è Padre, è famiglia che si integra con altre famiglie nella Chiesa. Nel quotidiano, come tentar di vivere tutto questo?

§         Quale collocazione trova la nostra famiglia all'interno della comunità e della missione ecclesiale?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 20-02-14