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La Lectio Divina

 

(domenica 5 ottobre 2008  -  XXVII del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Mt. 21,33-43

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

Il linguaggio delle parabole.

Ci rendiamo conto che il Vangelo è un messaggio di amore, di un Padre ai figli per i quali è pronto a tutto, fino a dare la propria vita.  Eppure talvolta il suo linguaggio si fa duro: parla di uccisioni, di sofferenze, di punizioni terribili.  Cerchiamo di capire il perché di questo linguaggio.

Le parabole sono “favole”, cioè invenzioni letterarie per insegnare un contenuto difficile da capire altrimenti.  Se noi diciamo ad un bambino di non accettare delle caramelle da uno sconosciuto gli parliamo in modo esplicito. Se gli raccontiamo “Cappuccetto Rosso” gli diciamo la stessa cosa, ma con una favola.  E nessuno si stupisce nel sentirmi dire che un lupo parla… si capisce che siamo in uno stile favolistico.

Quando Gesù parla attraverso le parabole, usa lo stile dell’epoca, quello che i Suoi interlocutori potevano comprendere.  Ecco allora che usa figure “apocalittiche” quando parla della fine del mondo (Dio che viene “sulle nubi del cielo”) ed usa figure violente quando vuole insegnare che un’azione è degna di punizione.  Ciò non significa che Lui vuole infliggerla, né che la infliggerà, ma solo che quell’azione ne è degna, e vuole che gli ascoltatori Lo capiscano bene.

È nostro compito allora saper distinguere:

il linguaggio di Gesù quando parla direttamente, è realmente il Suo, quello che trasmette tutti i Suoi insegnamenti, sentimenti, emozioni…

il linguaggio di Gesù quando parla i parabole è quello dell’epoca, e solo l’insegnamento di fondo “la “morale” della favola”) è di Gesù.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Ascoltate un'altra parabola: la nostra fede parte dall’ascolto. È quanto volgiamo fare imparando a pregare sempre meglio con la Sua Parola capita, meditata, contemplata e vissuta.

C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò: la vigna, in tutto l’Antico Testamento, è immagine del popolo di Israele amato da Dio. Gli ascoltatori capiscono dunque che Gesù sta raccontando la loro storia.

Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto: anche questo è compreso bene. Il compito dei Profeti è sempre stato visto così: persone mandate da Dio per aiutare il popolo a capire quale cammino stava percorrendo verso di Lui.

Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo: lo sanno che il popolo di Israele non ha ascoltato quasi mai i Profeti, e che talvolta li ha uccisi… anche in questo si sentono toccati sul vivo.

Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero: finalmente arriva la novità: non conoscono il “Figlio di Dio”, ma capiscono che Gesù sta parlando di se stesso.

Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?». Gli rispondono: «Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo»: la risposta degli Ebrei è generica, come se volessero far credere di non aver capito che sta parlando di loro. È una risposta che dice semplicemente quanto avrebbe fatto un “padrone umano”.

E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: La pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d'angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri? Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare: Gesù però spiega il Suo messaggio, e fa capire che realmente sta parlando di loro, e che quella punizione (tradotta in modo “paterno”, non violenta perciò) li riguarderà: l’alleanza sarà data ad altri.  È però anche per noi una riflessione: l’alleanza da parte di Gesù è eterna, ma non da parte di ogni persona, di ogni comunità, perché c’è sempre la nostra libertà di accoglierla o meno.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         la mia preghiera è prevalentemente di ascolto o fatta di mie parole?

§         accolgo la Parola di Gesù e la facci fruttificare in me, oppure penso che tutto mi sia dovuto?

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

immagino Gesù mentre sta dicendo “vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare” e penso che proprio in quel momento sta guardando me. Cosa pensa di me in proposito: questa frase mi riguarda e vedo Gesù accigliato nei miei confronti, oppure mi sta sorridendo e mi sta invitando a restare tranquillo?

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)    

Decido di mettermi in ascolto di Gesù che parla, per poter impostare tutta la mia vita sulla Sua Parola.

 

  

 

 

(domenica 19 ottobre 2008  -  XXIX del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Mt. 22,15-21

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

Gesù è veritiero e senza soggezione: non lo fa per arroganza, ma come segno della Sua divinità. Dice la verità, la verità di Dio, quella vera e profonda, che va oltre il “non essere menzogna”, perché è la verità sul senso della vita.  E la dice con coraggio, perché la verità di Dio è sopra tutto, e per quella si deve essere pronti anche a dare la vita (cosa che farà pochi giorni dopo questi fatti)

Cristianesimo e politica: questo brano è la base della nostra comprensione di come si vive la fede nella società.  Un cristiano è per la laicità dello Stato, non vuole però il laicismo (= imposizione di idee laiciste).   Prevede perciò:

chiarezza: della doppia cittadinanza di un cristiano. Siamo cittadini della città terrena, per il benessere della quale lavoriamo, della quale osserviamo le leggi… e cittadini della città del cielo, che abbiamo come meta, che dà luce e forma a tutte le nostre scelte terrene, perché Cristo è la via e la verità. Diamo allora a Dio ciò che è di Dio quando seguiamo la Sua Parola anche in campo sociale, sapendo che non è oppressiva (leggi difficili), ma è il bene della persona e della collettività.  Diamo a Cesare ciò che è di Cesare, in tutto, eccetto che in ciò che è in contrasto con Dio. 

coraggio: non abbiamo paura di dire il nostro parere, anche se è contrario a ciò che dice Cesare, se Dio mi propone qualcosa non accolto dalla politica.  Lo facciamo anche a nostro pericolo (anche il martirio, nei casi più gravi), ma senza imporre nulla (seguiamo solo ciò che la legge permette, come discussioni, elezioni di persone che portano questo messaggio, referendum…) e tutto questo nel rispetto assoluto di chi pensa diversamente (rispetto non significa però non parlare, ma solo permettere anche all’altro di parlare liberamente)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi: tutto il brano sarà perciò da leggere i questa chiave: non è una domanda per avere una risposta, ma per mettere in difficoltà.

Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno: anche l’elogio è una adulazione, non è nel cuore di chi lo dice. Però è vero, e questa frase ci fa capire realmente delle qualità di Gesù che emergono dal suo comportamento.

Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?»: domanda pericolosa, perché il sì lo metterebbe in cattiva luce di fronte al popolo, il no lo renderebbe accusabile di fronte all’autorità.

Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché mi tentate?: Gesù capisce e denuncia la cattiveria.  Però approfitta per rispondere, dando un insegnamento ai Suoi discepoli.

Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Di chi è questa immagine e l'iscrizione?». Gli risposero: «Di Cesare»: la controdomanda è terribile, perché mette i Giudei di fronte alla loro realtà non accettata: sono una colonia romana.

Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»: la risposta di Gesù è poi non diplomatica, come può sembrare umanamente, ma teologica, perché mette i Suoi discepoli nella condizione di avere le idee chiare nelle loro scelte sociali.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Sei veritiero e non ha soggezione di nessuno: si può dire lo stesso di me?  Sono ipocrita, menzognero?  Sono così timido e riservato da aver paura di esprimere la verità?

§         Sono schiavo di qualcuno o di qualcosa?: la moneta porta l’immagine di Cesare. La mia vita, quale immagine porta (di Cristo, o di me stesso, di qualche idea filosofica, sociale, politica, religiosa diversa…)?

§         So dare a Cesare ciò che è di Cesare?: come vivo la mia cittadinanza terrena (osservo le leggi, lavoro per il benessere della mia società, mi interesso delle cose di questo mondo…)?

§         So dare a Dio ciò che è di Dio?: Dio però è al primo posto nella mia vita?  Nei contasti tra la Parola di Dio e la società, so scegliere Dio?

 

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Insieme a Gesù guardo l’immagine che c’è sulla moneta.  Guardo poi l’immagine impressa nella mia vita, la presenza della Trinità che desidera dare un senso nuovo a tuta la mia vita.  E lascio che questa immagine penetri profondamente in me, per usciere dalla preghiera con la certezza che vorrò averla e testimoniarla sempre.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)    

Mi impegno a vivere in modo degno dell’immagine della Trinità che porto impressa in me.

 

 

 

 

(domenica 9 novembre 2008  -  XXXII del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Mt. 25,1-13

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

La retribuzione eterna.

a. Antico Testamento

- All'inizio la si vede solo sul piano terreno, e si cozza contro la domanda: perché l'empio spesso    trionfa? (vedi Giobbe)

- Con i profeti inizia l'idea di retribuzione escatologica dell'empio ("Nel più profondo dello Sheol" dice Is. 14,15)

- Nei Salmi mistici (16; 49; 73) c'è la speranza che Dio liberi dallo Sheol e porti con se l'orante.

- In Isaia (66) si comincia a parlare di Geenna (Ge Hinnon = valle del gemito. Hinnon era il nome del proprietario della valle, in cui c'era la discarica di Gerusalemme, col fuoco continuo). Diventa simbolo dell'inferno (uno Sheol per gli empi)

b. Nuovo Testamento

- Gesù parla di destino diverso per buoni e empi nella fase escatologica (Mt. 13,49; 25,31-33) 

- Il destino dei buoni è la vita eterna, cioè l'eternità nell'amore di Dio (Mt.25,46)

- Il destino degli empi comporta l'esclusione definitiva da ciò che è in senso stretto la vita eterna   (Mt. 25,41; Mt. 7,23; Lc. 14,24; 1Cor. 6,9)

- Su questa duplice eternità l'accordo nella Chiesa è totale (tra i Padri solo Origene parla di temporaneità, ma è condannato dal Sinodo del 543)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo: è il racconto di un normale matrimonio ebraico. Le amiche della sposa attendono lo sposo per accompagnarlo dalla loro amica.

Cinque di esse erano stolte e cinque sagge. Le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi: la vita a quell’epoca si svolgeva di giorno, alla luce del sole. È naturale che queste ragazze non pensassero all’eventualità di dover attendere fino a notte tarda. Nonostante ciò, Gesù fa notare che quelle previdenti hanno preso in considerazione anche questa ipotesi.

Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade: arriva quando non se lo aspettano, e perciò non tutte sono pronte.

E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene: frase prettamente “favolistica”. È naturale che a mezzanotte nessun venditore è pronto a dar loro dell’olio! Ma non importa; basta capire il senso della favola…

Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco: … ed il senso è questo: chi è pronto all’arrivo dello sposo, può entrare con Lui alla festa; chi non è pronto, resta fuori.

Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora: e questa è la “morale”, l’insegnamento di Gesù che ci interessa: vegliare significa essere svegli come una sentinella, come una mamma al capezzale del figlio che non sta bene, cioè pronti ad ogni evenienza. Per noi significa vivere sempre nella vicinanza con Gesù, nella preghiera ed in scelte quotidiane alla luce della Sua Parola.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Sono unito a Gesù in tutte le mie azioni, non “pensandolo” continuamente, ma “scegliendo sempre il Suo stile di vita”?

§         Se dovessi morire i  questo momento, come mi sentirei di fronte a Lui?

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Immagino di essere tra la folla che ascolta Gesù mentre esclama: “Vegliate”.  Sento che questo invito è rivolto proprio a me, ed immagino allora la mia vita sempre unita a Lui, sempre nella “veglia” così come ho capito prima.  E gioisco nel sentire che con Lui vicino tutte le mie azioni sono più piene di amore.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)    

Decido di imparare ad offrire a Gesù ogni mia azione, in modo che tutte siano vissute con Lui, così che io sia sempre “sveglio” alla Sua presenza.

 

 

 

 

(domenica 23 novembre 2008  -  Cristo, Re dell’Universo)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Mt. 25,31-46

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

In cosa consiste “l’amore per il prossimo” secondo Gesù.

Il punto centrale della “vita nuova” che Gesù propone è l’amore del prossimo in un modo mai proposto prima, né al di fuori di Lui.

§         Il rapporto tra esseri umani secondo l’istinto infatti è: amo me più di te (mors tua, vita mea).

§         Il rapporto tra esseri umani intelligenti, che ragionano, o, se vogliamo, quello proposto dall’Antico Testamento, cioè dalla prima rivelazione divina, è: “ama il prossimo tuo come te stesso” (che equivale alla legge del taglione, perché mi chiede di darti quanto hai dato a me, e non di più o di meno)

§         Il rapporto tra discepoli di Gesù invece parete dal comandamento nuovo: “Amatevi come io ho amato voi”. È la novità assoluta di un Dio che si propone come modello, dopo aver però dato la Sua vita per l’uomo peccatore, e dopo aver perdonato i Suoi crocifissori.

§         E nella parabola di oggi insegna anche a concretizzare questo amore, per evitare che qualcuno lo confonda con un mero sentimento: per Lui amore è quanto di più pratico ci sia, è l’andare incontro ai bisogni quotidiani dell’altro.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria: Gesù sta nuovamente proclamando la Sua divinità, mettendosi sul Trono di Dio.

E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra: ritorna il linguaggio parabolico, si presenta perciò, in questa prima scena, giudice come gli Ebrei se lo attendevano. 

Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo: ai primi dà una ricompensa gioiosa: un Regno (per gli ascoltatori equivale alla Terra promessa)

Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi: il perché di questa ricompensa è la prima novità che Gesù insegna in questa parabola: si è benedetti dal Padre perché si è aiutato Lui, il Figlio prediletto, nei Suoi bisogni quotidiani.

Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?: ma quelle persone non hanno mai visto personalmente il Figlio, come possono averlo aiutato materialmente?

Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me: ed ecco la seconda, vera novità: lo hanno visto in ogni fratello, e lo hanno aiutato personalmente aiutando ogni fratello, anche il “più piccolo”, cioè quello che sembra più indegno, più insignificante…  Non è allora il giudice che “separa”, ma la scelta dei ogni persona è causa del proprio futuro, cioè dell’essere con o senza Dio per l’eternità

Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna»: lo stesso discorso, al negativo, ribadisce semplicemente quanto ha voluto insegnarci.  Ogni nostra azione nei confronti del prossimo, come ha un’incidenza profonda sulla vita terrena di quella persona, così ne ha anche una sulla nostra vita presente e futura.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         So vedere Gesù in ogni fratello, e comportarmi di conseguenza?

§         cosa mi direbbe Gesù?  “Vieni, benedetto, perché mi hai aiutato”, oppure “vattene, perché non mi hai aiutato”?

§         Provo a fare una carrellata delle persone che ho incontrato negli ultimi tempi, ed una per una mi chiedo come la sto amando: come se fosse Gesù, oppure c’è qualcuno che ritengo non degno di questo?

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Immagino che Gesù mi stia fissando personalmente, mentre mi dice: io avevo fame, avevo sete… e lascio che il mio cuore si riempia di gioia nel pensare alla mia vita rinnovata da queste parole di Gesù, perché più pronta ad amare ogni fratello come Lui ha insegnato.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)    

Decido di rinnovare la mia visione dei fratelli, impegnandomi ad amare ogni persona, senza distinzioni né eccezioni, come amerei Lui.

 

 

 

 

 

 

 

(domenica 7 dicembre 2008  -  II di Avvento)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Mc. 1,1-8

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

Giovanni il Battezzatore secondo i Vangeli:

Si parla molto di Giovanni nella prima parte di tutti e quattro i Vangeli.

§         È il cugino di Gesù (Lc. 1,36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile)

§         Sente la chiamata ad una vita particolarmente ascetica e profetica (Mt. 3,4 Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico) e a preannunciare la venuta del Messia (Lc. 3,2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3 Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 4 com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!)

§         Lo fa con delle parole di fuoco (Lc. 3,7 Diceva dunque alle folle che andavano a farsi battezzare da lui: «Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all'ira imminente?) e con un gesto simbolico: il Battesimo di penitenza (Mc. 1,4 si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati)

§         A questo gesto anche Gesù si assoggetterà per farci sentire che è nostro fratello e modello in tutto (Mc. 1,9 In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Inizio del vangelo: “Vangelo” in questo caso non significa “testo scritto”, ma letteralmente “buona notizia”: è la buona notizia che Dio ci porta personalmente diventando uomo come noi

di Gesù Cristo, Figlio di Dio: Il più antico Vangelo (questa volta nel senso di “testo scritto”), cioè quello di Marco, inizia con queste parole chiare: Gesù è Figlio di Dio. Tutto il cristianesimo ha qui la sua chiave di lettura. Accogliere la Sua divinità vuol dire avere una fede cristiana, non accoglierla significa essere religiosi, ma non cristiani.

Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,  egli ti preparerà la strada. Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati: ed il racconto della vita e dell’insegnamento di Gesù inizia con il racconto di quanto ha detto e fatto Giovanni il Battista, presentato subito come messaggero di Dio per preparare la strada al Suo Figlio.

Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati: quest’uomo aveva un carisma particolare, ed attirava le folle. E lui usava il suo carisma non per un tornaconto personale, ma per portarle a chiedere perdono dei propri peccati

Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico: ciò che attirava, più che il suo modo di parlare, era la sua vita ascetica

e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali: tutto il suo insegnamento era incentrato su Colui che doveva venire, e la cui strada lui preparava. E per presentarlo, viveva una umiltà assoluta: Lui è importante, non io (dirà, secondo il Vangelo di Giovanni 3,30: “Lui deve crescere, io diminuire”)

Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo»: fa un gesto (il Battesimo con l’acqua), ma lo spiega come simbolo di ciò che sta per venire, della novità assoluta che cambia il mondo: un Battesimo che mi donerà lo Spirito, che mi riempie di forza per vivere una vita nuova.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Accolgo Gesù come Dio, sia intellettualmente che esistenzialmente?

§         Ho l’umiltà di mettere Gesù al centro della vita, e non me stesso?

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Immagino Giovanni con una grande folla che lo acclama, lo ascolta ammirata, mentre dice a tutti: lasciate perdere me, non sono importante io, ma Lui, Colui che deve venire!”.  E guardo la mia vita, come sarà più bella se vissuta in questa umiltà che mette le cose a porto, e mi permette di testimoniare Lui come Dio diventato uomo.

 

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)    

Decido di vedere Gesù per quello che è, Dio diventato uomo, e di accoglierlo e testimoniarlo con umiltà

 

 

 

 

 

 

(domenica 21 dicembre 2008  -  IV di Avvento)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Lc. 1,26-38

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

Le parole di Maria nel Vangelo.

Di Maria sono riportate nel Vangelo solo sei frasi: parla poco, ma quando lo fa lascia il segno nella nostra vita, perché diventa un modello straordinario.  Vediamole:

§         «Come è possibile? Non conosco uomo» (Lc. 1,34): Maria usa la sua intelligenza, prima di decidere davanti a Dio

§         «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc. 1,38): quando ha capito, si abbandona totalmente nelle Sue mani

§         «L'anima mia magnifica il Signore» (Lc. 1,46): sa pregare con la Bibbia, riflettendoci ed attualizzandola

§         «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo» (Lc. 2,48): manifesta la Sua umanità di donna sofferente di fronte alla scomparsa del Figlio

§         «Non hanno più vino» (Gv. 2,3): sa essere attenta ai bisogni delle persone

§         «Fate quello che vi dirà» (Gv. 2,5): ci lascia il suo testamento (le sue ultime parole), invitandoci a mettere in pratica la Parola di Gesù.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Nel sesto mese: è un fatto storico, ben delimitabile nel tempo…

l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria: … e nella realtà umana. Avviene a Maria, ragazza di Nazaret, fidanzata di Giuseppe, membro della famiglia di Davide.

Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te»: il saluto iniziale comprende l’affermazione “il Signore è con te”, cioè una presa di coscienza di una realtà straordinaria. Non avrebbe senso rispondere: “come è con tutti”, perché qui significa proprio qualcosa di speciale

A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto: e proprio questa particolarità turba Maria: “so che Dio è vicino a tutti, perché a me in modo particolare? Cosa significa? Cosa vuole?”

L'angelo le disse: «Non temere, Maria: questa affermazione è molto presente nel Vangelo (17 volte, tra singolare e plurale). Dio diventa uomo per portarci la pace del cuore la fiducia, la gioia, per aiutarci a vincere la paura

perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine»: la spiegazione del perché non deve temere è nel fatto che Dio l’ha scelta per diventare madre di un uomo straordinario, che non è solo uomo, ma è “Figlio dell’Altissimo”

Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo»: la prima parola di Maria è questa domanda di ulteriore spiegazione. Immaginiamo questa giovanissima ragazza che si mette davanti a Dio non con sottomissione incosciente, ma con il coraggi odi informarsi, per poter decidere con intelligenza.

Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio: ulteriore spiegazione, che è la base della nostra fede nella verginità di Maria (fatto non importante dal punto di vista fisico, ma “segno” di una realtà fondamentale: Gesù è Figlio di Dio e non di un uomo)

Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio»: la spiegazione aggiunge anche questo punto, non per togliere una incredulità, ma per dare valore all’ulteriore importante affermazione, che a Dio tutto è possibile.

Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto»: la conclusione è la seconda parola di Maria, quella che per noi è il modello di abbandono in un Padre amoroso. “avvenga di me…” non significa “tu sei forte, io debole, fa un po’ quello che ti pare”, ma “tu sei Padre, non puoi che volere il mio bene vero, dunque cercalo”

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Sento il Signore vicino a me, sostegno della mia vita e delle mie scelte quotidiane?

§         So cercare la mia fede anche con l’intelligenza, o mi accontento di una fede “bigotta”?

§         Sono convinto che “nulla è impossibile a Dio” e vivo perciò nella fiducia?

§         So abbandonarmi nelle mani di Dio come in quelle di un Padre amoroso?

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

immagino di essere presente all’Annunciazione, e di ascoltare le Parole “Nulla è impossibile a Dio”.  Lasci oche queste parole riempiano il mio cuore, e mi facciano vivere pieno della gioia che viene da questa fiducia, abbandonandomi a Lui come ha fatto Maria.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)    

Decido di vivere nell’abbandono nelle mani di Dio, convinto che solo così la mia vita sarà realizzata al massimo, perché la Sua volontà è il mio bene.

 

 

 

 

 

 

(domenica 11 gennaio 2009  -  Battesimo di Gesù)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Mc. 1,7-11

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

Il Battesimo di Giovanni e gli altri Battesimi

§         Già nell’Antico Testamento sono presenti delle forme di purificazione di tipo “Battesimale”. Lo si vede in molti riti antichissimi (Es. 19,14 Mosè scese dal monte verso il popolo; egli fece purificare il popolo ed essi lavarono le loro vesti.  Num. 19,9 Un uomo mondo raccoglierà le ceneri della giovenca e le depositerà fuori del campo in luogo mondo, dove saranno conservate per la comunità degli Israeliti per l'acqua di purificazione: è un rito espiatorio.   Num. 19,13 Chiunque avrà toccato un cadavere, cioè il corpo di una persona umana morta, e non si sarà purificato, avrà profanato la Dimora del Signore e sarà sterminato da Israele. Siccome l'acqua di purificazione non è stata spruzzata su di lui, egli è in stato di immondezza; ha ancora addosso l'immondezza)

§         Giovanni il Battezzatore ripropone lo stesso segno, per purificare il popolo preparandolo all’accoglienza del Messia ormai presente (Lc 3,2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Luca 3:3 Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati)

§         A questo gesto di penitenza si sottomette anche Gesù, come insegnamento di umiltà (Lc 3,21 Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto»)

§         Al tempo di Gesù gli Ebrei avevano come segno comune quello della purificazione sia della persona che degli oggetti, per evitare l’impurità rituale.  Lo attestano bene i Vangeli (Gv. 2,6 Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.  Mc. 7,3 i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, 4 e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame)

§         In tutte le culture mediorientali sono attestati dei gesti di purificazione, fatti con l’acqua o con la sabbia.

 

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Giovanni il Battista predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo»: Giovanni si mette con umiltà davanti a Gesù, lo riconosce come figlio di Dio, e riconosce se stesso come creatura, per quanto grande, sempre piccola cosa di fronte all’infinito che è Dio.

In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni: gli altri evangelisti parlano di dialogo tra Giovanni, che non lo vuole battezzare, e Gesù.  Marco, più sintetico, ci presenta la scena in modo secco, per sottolineare che anche Gesù fa questo atto di umiltà: si mette in fila con i peccatori, anche se non ha bisogno di perdono, per insegnarci che è uomo come noi, ed attraverso la Sua umanità ci salva.

E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba: l’inizio della vita pubblica di Gesù è Trinitario: lo Spirito, amore che unisce il Padre ed il Figlio, è presente come presenza di pace e di amore…

E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto»: … il Padre è presente come mandante di questo Figlio che porta a tutti la salvezza: lo proclama Figlio prediletto, per farci capire che, se dona la Sua vita per noi, anche noi siamo Suoi prediletti.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         So imitare Gesù, che si mette in fila con i peccatori, nell’umiltà, o mi sento superiore a tutti?

§         Vivo sotto la luce e la pace dello Spirito Santo?

§         Ho coscienza di essere un figlio prediletto del Padre Infinito?

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Immagino di essere anche io sulle rive del Giordano, e di assistere alla scena.  Lascio che l’umiltà di Gesù pervada il mio cuore, e mi convinca ad imitarlo concretamente. Lascio poi che le parole del Padre mi riempiano di gioia e fiducia…

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)    

Decido di imitare Gesù nell’umiltà, sapendo considerarmi creature semplice e peccatrice, e non mettendomi in mostra di fronte agli altri.

 

 

 

 

 

(domenica 1 febbraio 2009  -  IV del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Mc. 1,21-28

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

La possessione diabolica: l’Antico Testamento parla poco di questa possibilità. E’ presente in due romanzi: Tobia e Giobbe.  Non c’è una vera possessione diabolica, ma l’idea che il Demonio potesse fare del male fisico (uccidere i mariti di Sara, oppure rendere povero e senza figli Giobbe).  Nel Vangelo invece si presenta molte volte Gesù che scaccia i demoni (se ne accenna in Matteo 4; 8; 9; 17.  In Marco 1; 5; 7.  In Luca 4; 8; 9.  Negli Atti 8). Sono da vedere nel linguaggio dell’epoca, senza negare la possibilità che ciò succeda.  Oggi nella Chiesa si ammette che possa avvenire; ci sono gli Esorcisti deputati a liberare queste persone; però si invita anche a tanta prudenza: non interessa la nostra fede questa possibilità, ma solo il fatto che il Demonio esiste ed è un tentatore, e da queste tentazioni dobbiamo liberarci con l’unione profonda a Cristo.  Il Demonio è più forte di noi (è una persona spirituale), ma è infinitamente meno forte di Dio, perciò, se siamo con Dio, non dobbiamo temerlo.

La predicazione “autorevole”: percepiamo tutti con chiarezza la differenza tra uno che sa perché parla di sé; uno che ha “digerito” quanto ha studiato; uno che ha studiato, e ripete quanto ha letto.  Gesù, quando parla di Dio, della nostra vita, di cosa ci attende dopo la morte, appartiene alla prima categoria, perché è Dio che si racconta, che ci ha creati e che sa dunque chi siamo e dove andiamo.   Tutti gli altri che parlano di queste cose appartengono alla seconda categoria (i fondatori di religioni o i grandi teologi) o alla terza (tutti noi).

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi: l’autorità di Gesù per Marco è una delle prime prove della divinità di Gesù, perché nessuno può essere del tutto autorevole quando parla di altri.

Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio»: il Demonio conosce Gesù per quello che è, ma non lo “riconosce” come amore e salvatore.

E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui: scacciando il Demonio, Gesù permette all’uomo di fare salto di qualità da una semplice conoscenza, all’adesione a Lui come Dio, come Colui che porta il senso della vita e la vita stessa, e come Colu9i che è amore e ci riempie di amore.

Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea: questa vittoria sul male, questa restituzione all’uomo della sua dignità di figlio, colpisce quanto l’autorevolezza nel parlare.  E propri ola somma di queste due realtà (Parola e atteggiamenti), fanno di Gesù la figura che attrae, e che progressivamente viene compresa per quello che è, Dio diventato uomo.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Il Demonio sa chi è Gesù, ma non lo ama. Anch’io lo so, ma qual è il mio atteggiamento verso di Lui?: riesco perciò a passare da una fede astratta ad una vita concreta da discepolo che ama Gesù, Gli sta vicino nei Sacramenti e nella Parola, Lo serve nei fratelli?

§         Ho compreso che Gesù non insegna una dottrina, ma presenta se stesso?: sento questa autorevolezza, tanto da comprendere che Gesù è “Dio”, e non “uno che parla di Dio”?

§         Sento e seguo la Sua autorità?: ed allora Lo seguo nelle mie scelte quotidiane, o le imposto sul mio soggettivismo (io sono il metro della verità e del bene?)

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi metto nella sinagoga di Cafarnao, e contemplo la scena. Guardo ed ascolto Gesù, gustandone l’autorità, e lascio che questa riempia il mio cuore, per convincermi che sto guardando Dio che agisce ed ascoltando Dio che parla.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)          

Mi impegno a riconoscere Gesù come Dio, ascoltandolo con fiducia e seguendolo con integrità coerenza.

 

 

 

 

 

 

(domenica 8 febbraio 2009  -  V del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Mc. 1,29-39

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

Il Diavolo nella Parola di Dio

Tutta la bibbia ci parla della presenza del Diavolo, e vediamo questa persona angelica decaduta come atto di fede.  L’ebraico “Satan” significa “avversario”, ed è tradotta in greco con “Diobolos” che significa “divisore”.  Altri termini del Nuovo Testamento sottolineano il suo essere menzognero, maligno, principe di questo mondo…

§         Si parla del diavolo nella tentazione iniziale (peccato originale), e lo si vede poi presente in ogni tentazione di fare il male (per es.: 1Cr. 21,1 Satana insorse contro Israele. Egli spinse Davide a censire gli Israeliti)

§         Nei romanzi di Tobia e Giobbe il diavolo è un protagonista (per es. Tb. 3,8 Bisogna sapere che essa era stata data in moglie a sette uomini e che Asmodeo, il cattivo demonio, glieli aveva uccisi, prima che potessero unirsi con lei   Gb. 2,7 Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo)

§         Lo si vede come Angelo orgoglioso ed allontanatosi da Dio per aver voluto essere come Lui (in modo simbolico è detto così da Isaia: 14,12 Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? 13 Eppure tu pensavi: Salirò in cielo… 14 mi farò uguale all'Altissimo)

§         Gesù parla del Diavolo come tentatore spirituale (per es.: Lc. 8,12 I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.   Lc. 22,31 Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano)

§         Gesù caccia il demonio, visto come fonte di ogni male (spirituale ma anche materiale) (per es.: Mt. 15,22 Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio»)

§         Pastoralmente ci vuole equilibrio, ricordando che il Diavolo esiste ed è un vero tentatore spirituale, e nello stesso tempo non è un “Anti Dio”, ma è una creatura, dunque non c ifa paura se viviamo nell’intimità della Trinità

 

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni: Gesù ha adottato la casa di Simon Pietro come casa propria.  Vuole abitare la nostra casa, vuole essere presente continuamente nella nostra vita…

La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei: … e questa presenza si manifesta in tutte le espressioni quotidiane, compresa la malattia, e compreso l’interesse reciproco, che ci spinge a parlare delle persone care.

Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli: Gesù la guarisce dalla sua non grave malattia.  Non è certo importante il miracolo in sé, ma il motivo per cui la guarisce: perché possa tornare ad essere se stessa, cioè una persona matura, che sa servire, perché questo è lo scopo della nostra vita, e noi non siamo realizzati come uomini o donne, se non ci mettiamo a servizio dei fratelli.

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano: quello che fa per Pietro, lo fa per tutti, dunque per tutti c’è la possibilità di essere liberati dal male, sia fisico che spirituale.

Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava: Gesù è al servizio dell’umanità, ma come “Figlio”, non può perciò non essere in intimità col Padre. Questa intimità è continua, ma, per farcelo capire, trascorre lunghi momenti in preghiera

Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!»: la prima tentazione che gli Apostoli tendono a Gesù: quella del potere. Hai fatto tanti miracoli, la folla è con te, ora ti cercano… se prendi al volo l’occasione, forse puoi mettere le basi per il futuro Regno messianico di Israele.

Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni: e Gesù vince immediatamente la tentazione: “andiamocene”. Non è venuto per instaurare un Regno umano, ma il Regno di Dio, perciò deve presentare a tutti la buona novella.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Capisco che Gesù vuole abitare la mia casa, la mia vita, in ogni momento?

§         Ho chiaro che la mia vita è realizzata se mi metto a servizio dei fratelli?

§         Seguo Gesù nel suo servizio spirituale all’umanità, o desidero un Dio appariscente, che converta tutti a suon di magie?

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

mi immagino nella casa di Pietro, e contemplo Gesù che prende per mano quella donna, e la ripristina nella sua umanità matura, a servizio dei fratelli. E poi immagino con gioia la mia vita pienamente realizzata secondo quell’insegnamento di Gesù.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)    

Decido di realizzarmi pienamente, non mettendomi al centro del mondo perché tutti mi servano, ma mettendo la mia vita a servizio dei fratelli.

 

 

 

 

 

 

(domenica 22 febbraio 2009  -  VII del Tempo Ordinario)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Mc. 2,1-12

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

I miracoli nel Vangelo.

I miracoli sono una parete importante del Vangelo, ma dobbiamo capire che non lo sono dal punto di vista fisico (anzi, da questo punto di vista sono un’ingiustizia, perché pochissimi sono i guariti, sulla massa di malati) ma da quello didattico.

I miracoli di Gesù infatti sono un segno della salvezza e della venuta del Regno di Dio.  (Lc. 7,21 In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22 Poi diede loro questa risposta: “Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella”). 

La salvezza di Cristo infatti è il perdono dei peccati.  I miracoli diventano un segno anzitutto per la mentalità ebraica (malattia, frutto del peccato), poi per tutti, perché la salvezza spirituale non si vede, e Lui la mostra con quella fisica (l’esempio più chiaro è quello che la liturgia ci presenta oggi)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola: questo è il primo scopo per cui Gesù è venuto sulla terra: annunciare la Parola (= la buona novella)

Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone: è una comunità che si muove, per pregare ed agire in favore di una persona a loro cara

Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico: e si muove con intelligenza, determinazione, competenza

Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati»: appena lo vede, Gesù mette in atto il secondo motivo per cui è diventato uomo: liberarci dal male, perdonarci i peccati.

Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?»: il pensiero di questi studiosi della legge è esatto: solo Dio può perdonare i peccati. Quello che manca loro è la comprensione che sono davanti a dio stesso diventato uomo!  Con questa frase Gesù infatti si rivela ulteriormente come Dio.

Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua»: Gesù non li rimprovera, li aiuta semplicemente a ragionare: impossibile perdonare i peccati, impossibile guarire un paralitico improvvisamente. Se faccio una cosa che vedete, potete credere però che sappia fare anche quella che non vedete.

Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!»: la gente lo capisce, perché ha il cuore puro.

 

 

 

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Ho capito il senso dei miracoli, o cerco prevalentemente cose materiali da Gesù?

§         Ho fede assoluta nella divinità di Gesù, e vivo nella conseguente fiducia?

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Immagino di essere paralizzato davanti a Gesù, e di sentirgli dire: “ti sono perdonati i peccati”. Qual  è la mia reazione? Di gioia per il dono infinito che ho ricevuto, o di dispiacere per il dono limitato e temporaneo della guarigione, che mi è mancato? Lascio poi che il mio cuore si riempia di gioia nel pensare che realmente Gesù mi dona questo perdono.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)    

Decido di vivere con gioia e gratitudine il Sacramento della Confessione.

 

 

 

 

 

(mercoledì  25 febbraio 2009  -  Le Ceneri)

 

PAROLA di DIO

Matteo 5,20 se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

23 Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.

38 Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; 39 ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; 40 e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41 E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. 42 Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.

43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44 ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45 perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46 Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

 

Matteo 18,21 Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». 22 E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

23 A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. 24 Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. 25 Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. 26 Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. 27 Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! 29 Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. 30 Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.

31 Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. 32 Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. 33 Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? 34 E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. 35 Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».

 

Luca 23,33 Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. 34 Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».

 

MEDITAZIONE (Cosa dice la Parola oggi a me)

Mt. 5,20-24; 38-48:  E’ l’invito al perdono espresso in modo diretto, immediato.  Gesù ci fa capire che questa è la nostra strada per essere Suoi discepoli.  Ogni considerazione umana (“ma è l’altro che ha cominciato”, “ma se non mi difendo l’altro mi schiaccerà sempre di più”…) ha valore naturale; quello che Gesù insegna ha valore soprannaturale.  Noi siamo cristiani se accogliamo questa novità di Gesù.  E soprattutto la considerazione: “Ma perché devo soffrire sotto la cattiveria dell’altro?” ha la risposta chiara di Gesù: “Se ami solo coloro che ti amano, cosa fai di straordinario, anche i pagani fanno così”.

Mt. 18,21-35: mi offre le motivazioni del perdono del fratello: perché Lui perdona sempre me, ed anche di offese molto peggiori…  il mio perdono dunque non deve avere limiti.

 

Lc. 23,33-34:  Sono solo parole?  Gesù ci fa vedere che sono realtà, che Lui per primo le ha vissute, e che non vuole altro che noi lo imitiamo.

 

APPLICAZIONE ALLA VITA (Cosa mi invita a fare la Parola)

Il momento che viviamo non è facile: i problemi nazionali ed internazionali ci portano all’esasperazione e rischiamo di “perdere le staffe”. Ci serve una cura intensa ed incisiva: la cura di Gesù che vive ed insegna lo strumento principale per affrontare questa realtà: il perdono.

§         Come accolgo questa cura? Prendo sul serio l’esempio e le parole di Gesù, oppure solo come termini simbolici, esortativi?

§         Quali problemi ho ne perdonare?  Faccio una carrellata di questi problemi, mettendoli uno per uno davanti alle affermazioni forti di Gesù.

§         Quali sono le persone che faccio difficoltà a perdonare?  Faccio una carrellata di queste persone, vedendole una per una come figli del Padre che ama tutti in modo infinito.

 

PREGHIERA (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

CONTEMPLAZIONE (Come gusto la Parola)

Mi metto sul Calvario, tra gli spettatori della Crocifissione. Ascolto con attenzione le parole di Gesù, le lascio scivolare nel mio cuore, lascio poi che mi spingano a convertire radicalmente il mio atteggiamento di fronte alle persone che mi creano più problemi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(domenica 8 marzo 2009  -  II di Quaresima)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Mc.9,2-10

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

L’ascolto della Parola: Tutta la Parola di Dio si basa naturalmente sull’ascolto (a che serve una Parola se non è ascoltata?).

§         L’Antico Testamento ha più volte questi termini: “Così dice il Signore tuo Dio…”, “Parola del Signore Dio..”

§         Il Nuovo si basa sull’affermazione: “In principio era il Verbo…”.

§         S. Paolo propone questa riflessione: “La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo” (Rom. 10,17).  Dunque la fede parte dall’ascolto della Parola.

§         L’ascolto della Parola ci permette di conoscere e di fare la volontà del Padre, che si manifesta nel Vangelo di Gesù.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche: Gesù si presenta per quello che è, nella Sua divinità, nella Sua Resurrezione.  E’ un modo di preannunciare il futuro, d preparare gli amici al passaggio della Croce.

E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù: l’Antico Testamento non può non fare da retroscena del Nuovo, perché Dio segue una pedagogia del progresso, e questo progresso prevede Mosè (cioè la legge), poi Elia (cioè la profezia), ed infine Gesù (cioè l’attuazione piena e definitiva)

Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento: la Resurrezione, il Paradiso, è bello, è una meta, è una gioia. Ma non è tutto. Anche questa vita è un dono di Dio, e deve essere vissuta pienamente, anche nella parte che prevede le difficoltà e le sofferenze.  Volerle evitare significa “non sapere ciò che si dice”, pensare cioè ad una vita che non esiste, ad un sogno adolescenziale.

Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!»: La voce del Padre, presente due volte nel Vangelo, la prima nel Battesimo di Gesù (“Questi è mio Figlio”) è la prima presentazione. Ora invece, la stessa frase, ma con l’aggiunta “Ascoltatelo”, è l’impegno di chi ormai lo ha conosciuto, ed ha deciso di seguirlo.  La sequela parte dall’ascolto.

E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro: era solo un preannuncio, non una realtà, perciò dura poco.  La realtà è un’altra.  S. Agostino la propone con queste parole: “Scendi, Pietro! Desideravi riposare sul monte, ma no; scendi… scendi a terra a lavorare, a servire, ad essere disprezzato, ad essere crocifisso”.

Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti: anche con questi aiuti, gli amici di Gesù continuano a non capire. Solo lo Spirito Santo farà loro comprendere “la verità tutta intera” (Gv. 16,13)

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Quanto so ascoltare Gesù?: il primo passo della mia vita cristiana è ascoltare Gesù, per capire, e poter così decidere.   Quanto tempo, quanta attenzione do all’ascolto, alla meditazione ed alla contemplazione della Parola?

§         E’ bello per me restare con Gesù?: prima conseguenza dell’ascolto è l’essere con Gesù.  Gli apostoli stessi sono chiamati prima per restare con Lui, poi per essere mandati a predicare (Mc. 3,15). Desidero restare in intimità con Lui (contemplazione, Eucaristia, preghiera intima e tranquilla…)?

§         So scendere dal monte e lavorare, come prevede la mia vocazione?: il Paradiso è la meta ultima, ma prima ci sono quelle intermedie, cioè gli avvenimenti della mia vita quotidiana.  Li vivo con Gesù, senza lamentarmi, portando a tutti la Sua Parola attraverso la mia gioia?

 

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi metto anch’io sul monte, ascolto la Parola del Padre, che mi invita a vivere sempre in ascolto di Gesù.  Lascio che questa Parola mi riempia, e mi spinga a vivere sempre questo ascolto, e la conseguente gioia di offrire al Signore tutte le mie scelte quotidiane.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)         

Mi impegno ad ascoltare quotidianamente il Signore, e poi a scendere con coraggio dal monte per andare a servire i fratelli.

 

 

 

 

 

 

(domenica 22 marzo 2009  -  IV di Quaresima)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Gv. 3,14-21

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

Il serpente di Mosè: il Vangelo ama presentare Gesù come nuovo Mosè, e molti atteggiamenti di questo grande profeta sono modello di ciò che Gesù farà.  Il serpente di rame che innalza nel campo (Num. 21,5-9) è visto da Gesù stesso come segno della Sua Croce.  E’ un modo di presentare la Sua salvezza, che è

§         efficace: chi guarda il serpente realmente viene guarito. Chi si rivolge a Gesù, realmente viene salvato dalla lontananza da Dio

§         unica: solo chi guarda il serpente guarisce, gli altri muoiono. Solo attraverso Gesù si ha la salvezza

§         completa: la guarigione è totale. Chi guarda il serpente non solo non muore, ma riprende a vivere da persona sana e normale. Chi incontra Gesù cambia totalmente vita, ed incontra pienamente il Padre.

Il giudizio di Gesù: l’espressione “giudizio” deve essere compresa per evitare di dare un’interpretazione giuridica ad un concetto teologico; un’interpretazione umana ad un concetto divino, espresso in un’altra dimensione. Il giudizio allora è:

§         un atto di amore: il Padre accoglie fino in fondo, perché fino alla fine ci offre delle possibilità di ritorno a Lui

§         un atto di libertà: ogni uomo ha la possibilità di decidere di essere o meno col Signore, perché la luce è nel mondo, dunque, se non la vede, o è perché decide di tenere gli occhi chiusi (ed allora è colpevole) o è cieco (ed allora non è colpevole)

§         un atto di consapevolezza: perché ogni uomo prende coscienza del Suo essere o non essere con il Signore, nell’incontro con Lui al momento della morte

Non è dunque il Padre che mi giudica e mi condanna, ma sono io che comprendo e vivo di conseguenza la mia vita eterna, con Lui se Gli sono stato vicino sulla terra nell’amore, senza di Lui se Gli sono stato lontano colpevolmente.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna»: Gesù entra subito nel vivo del ragionamento, presentando la somiglianza (innalzare Lui, come è stato innalzato il serpente), e la differenza (per avere la vita eterna, non quella terrena)

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna: ribadisce il concetto di vita eterna che Lui offre, ora vista come frutto dell’amore infinito del Padre.

Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui: il concetto di giudizio ha qui una delle più belle spiegazioni. Né il Padre né il Figlio giudicano ne senso umano (per condannare), ma giudicano nel senso di “comprendono la realtà” per salvare.

Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie: il giudizio nel senso umano è l’uomo che se lo fa da solo, perché, pur avendo la luce per vedere la verità, e dunque la possibilità di sceglierla, decide di seguire il male.

Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere, ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio: e questo male, fatto negando la luce, è colpevole, perché coinvolge la volontà libera e consapevole, così come, viceversa, è un bene vero quello fatto nella luce.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         In che modo “credo in Gesù”? La fede in Gesù è fonte di vita, purché sia fede vera, cioè

v      consapevole

v      convinta

v      coerente

Posso affermare che questi tre aspetti sono presenti nella mia fede?

§         Lascio che il Signore illumini tutto della mia vita, o ho qualche “buco nero” che non voglio che sia illuminato?  Abbiamo tutti il desiderio di essere nella luce, ma talvolta questo desiderio non è completo, perché c’è qualche aspetto della nostra vita che vogliamo tenere nascosto. 

 

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi metto davanti a Gesù che afferma: “Il Padre ha tanto amato il mondo da mandare il Suo Figlio”.  E contemplo questo amore così grande, che deve dare uno slancio nuovo alla mia vita.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)         

Mi impegno a vivere una vita senza “buchi neri”, ma sempre nella luce della sincerità

 

 

 

(domenica 19 aprile 2009  -  II di Pasqua)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Gv. 20,19-31

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

Perdono e punizione del peccato nell’Antico e nel Nuovo Testamento: nell’Antico Testamento si parla del perdono del peccato da parte di Dio, come frutto della Sua misericordia (vedi per es. Ger. 3,22: «Ritornate, figli traviati, io risanerò le vostre ribellioni». «Ecco, noi veniamo a te perché tu sei il Signore nostro Dio).

Però, nonostante la Sua misericordia, il Signore continua a punire. Lo si vede per es. in  Num. 14,18 (Il Signore è lento all'ira e grande in bontà, perdona la colpa e la ribellione, ma non lascia senza punizione; castiga la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione) o meglio ancora nella storia di Davide:   (2Sam. 12,13-14: Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai. Tuttavia, poiché in questa cosa tu hai insultato il Signore (l'insulto sia sui nemici suoi), il figlio che ti è nato dovrà morire»).  Il perdono è soprattutto donato al popolo nel giorno dell’espiazione (Yom Kippur) (Lev. 16,21: Aronne poserà le mani sul capo del capro vivo, confesserà sopra di esso tutte le iniquità degli Israeliti, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati e li riverserà sulla testa del capro; poi, per mano di un uomo incaricato di ciò, lo manderà via nel deserto)

Nella cultura Ebraica extra biblica c’è l’usanza dell’espulsione dalla sinagoga (attestata anche nel Vangelo, per es. Gv. 9,22: Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga)

Nel Nuovo Testamento Gesù rivela una caratteristica di Dio che è rivoluzionaria: Dio ama il peccatore, tanto da diventare uomo personalmente per lui (vedi per es. Mt. 9,13: non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori), lo cerca e lo accoglie in festa (le parabole di Lc. 15), lo perdona (cosa di cui aveva coscienza anche la chiesa primitiva, come dice per es. 1Gv. 2,1-2: Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo)

 

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato: per gli Ebrei il sabato è il culmine della creazione. Dicendo “il primo giorno dopo il sabato” i cristiani intendono una nuova creazione, iniziata con la Resurrezione di Gesù.  Inoltre è domenica, giorno dell’Eucaristia per gli ascoltatori di Giovanni nel 100. E tutto questo brano è Eucaristico (i cristiani sanno di incontrare Gesù risorto in questa occasione).  Primo dono del risorto è la pace del cuore (gioia, fiducia, serenità di fronte alle difficoltà)

mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!»: la prima parola del risorto ai discepoli è il saluto ebraico (Shalòm) ma significa molto di più: significa che la Sua Resurrezione porta la vera pace all’umanità, la pace del cuore, quella che cambia la nostra vita dall’interno.

Detto questo, mostrò loro le mani e il costato: Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi»: secondo dono del risorto è il perdono, ed un perdono non solo adombrato, ma offerto nel modo più pieno che Gesù abbia lasciato, cioè un Sacramento.

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò»: Tommaso è “Didimo”, cioè gemello.  È gemello di tutti noi, perché la sua poca fede è la nostra poca fede.  Manca di fiducia nelle Parole di Gesù (io risorgerò, aveva detto più volte), lui invece non si fida, e vuole verificare di persona.

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!»: Gesù gli va incontro, lo accontenta, perché sa che la fede non è una cosa facile.  La scena avviene otto giorni dopo, cioè nella domenica seguente, un altro giorno Eucaristico per la comunità, che sente propria questa esperienza

Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!»: la risposta di Tommaso allora diventa piena. Da una fede scarsa, passa alla fede più completa di tutto il Vangelo (è l’unica volta nella quale Gesù è chiamato Dio)

Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!»: e il suo salto di qualità diventa per noi un insegnamento straordinario: l’invito ad una fede, ad una fiducia, senza limiti, basandoci soltanto sull’esperienza degli Apostoli, e senza vedere e toccare personalmente.

Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome: scopo del Vangelo è “avere la vita nel nome di Gesù”, sia il senso della vita, la gioia della vita su questa terra, sia la vita eterna i paradiso.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Vivo con gioia nella “nuova creazione” instaurata dalla Resurrezione di Gesù?

§         Accolgo la pace che Gesù ha portato, oppure cerco solo la pace umana, e non quella profonda del cuore?

§         Mi so abbandonare in Gesù una volta che ho capito la verità che mi insegna, e so dire “Signore mio e Dio mio”?

§         Ho “la vita nel Suo nome”, perché medito e vivo la Sua Parola?

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi immagino nel cenacolo, vedo Gesù che appare agli amici, ed anche a me. E gioisco di questa certezza: Gesù è risorto, anche la morte è stata vinta, posso aver fiducia in ogni circostanza…  e lascio che questa fiducia e questa gioia riempiano il mio cuore

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)    

Decido di impostare tutta la mia vita con la fiducia, basata sulla certezza che Gesù è risorto, che ogni problema, perfino la morte, è stato vinto

 

 

 

LECTIO DIVINA   no

(domenica 30 aprile 2006  -  III di Pasqua)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Lc. 24,35-48     

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

Le apparizioni di Gesù risorto: quando cerchiamo di mettere delle basi razionali alla nostra fede nella Resurrezione, riflettiamo sul sepolcro vuoto e sulle apparizioni.  Queste sono più evidenti, più appariscenti, ma meno importanti come prova.  Infatti sono più passibili di interpretazioni psicologiche (suggestione collettiva), o storiche (l’imbroglio di chi voleva far passare Gesù per Dio).  Più valore ha il sepolcro vuoto, perché è una realtà non spettacolare, ma semplicemente una constatazione, che ha valore di prova i quanto chi lo ha trovato vuoto non credeva nella resurrezione, ma andava per imbalsamare Gesù (le donne) o per cercare il ladro del corpo (gli Apostoli, dono che le donne li hanno avvertiti di non aver trovato il Corpo del Signore). Le apparizioni sono importanti invece dal punto di vista spirituale, perché:

§          contengono delle importanti rivelazioni di Gesù (la realtà stessa delle Resurrezione, la Confessione, il Battesimo, il primato di Pietro…)

§          ci insegnano come metterci personalmente davanti a Gesù risorto (per es. il racconto dei Discepoli di Emmaus)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane: è la conclusione del racconto dei discepoli di Emmaus, e ne è la chiave di lettura. Ciò che s racconta ora è la conseguenza di quell’esperienza.

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!»: Gesù appare, dunque non è una persona nella nostra dimensione.  Il Suo apparire ha una finalità ben precisa: portare la pace.  E’ la pace del cuore, quella che si ha quando ci si sente sicuri perché amati, perché protetti.

Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho»: Non è una persona nella nostra dimensione, però è una persona umana vera, con un corpo vero: la Sua Resurrezione non è un’immagine, ma una realtà.

Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro: e per dimostrare che il Suo corpo è vero, chiede da mangiare. E’ l’esperienza umana più basilare, più completa.  E’ quella che Gesù ci lascia nell’Eucaristia per dirci che è con noi; è quella nella quale si fa riconoscere dai discepoli di Emmaus…

Poi disse: «Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi»: quando hanno compreso che è propri Lui, ecc allora che può parlare, può lasciare le Sue Rivelazioni ultime, quelle che danno il tono a tutto il Vangelo, a tutta la Storia della salvezza raccontata nella Parola di Dio

Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni: quello che aveva detto ai discepoli di Emmaus, lo ripete davanti a tutti gli Apostoli: è il senso della storia, il senso della sofferenza, il senso della missione

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§          Riconosco Gesù nell’Eucaristia?: il modo più pieno del nostro riconoscere Gesù è nello “Spezzare il pane”.  Non riconoscerlo nell’Eucaristia riduce la nostra fede ad un insieme d i concetti, perché cancella la più bella e completa presenza personale.

§          Accolgo la verità della Resurrezione, o la vedo come un mito, un simbolo?: se l’Eucaristia è il centro del nostro incontro col Signore, la Resurrezione è il centro della nostra fede.  Non crederla rende vano il dirsi cristiani.  Se dovessi spiegare la mia fede ad una persona che non crede, cosa direi?…

§          Quali influssi ha nella mia vita questa fede?  … Se quella persona dovesse guardare la mia vita, vedrebbe in me una persona che vive da risorta?  In che modo?

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi metto anch’io tra gli Apostoli mentre appare Gesù. Quali sentimenti provo? Quali reazioni ho?  Cosa Gli chiedo?  Cosa Gli dico?  Lascio poi che questi sentimenti di gioia riempiano il mio cuore perché voglio che questa gioia poi si diffonda in tutta la mia vita.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)         

Mi impegno a vivere da risorto, cioè riempire di fiducia e gioia la mia vita, ed ad esserne testimone per i fratelli

 

 

 

 

(domenica 10 maggio 2009  -  V di Pasqua)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Gv. 15, 1-8

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

L’innesto della nostra vita in Cristo: i Profeti presentano il popolo d’Israele come “Vigna del Signore”; una vigna però che è diventata acerba.  Si attende il Messia che rimetta le cose a posto.  (Per es.: Is. 5,1-7   Canterò per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l'aveva vangata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato scelte viti; vi aveva costruito in mezzo una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva selvatica. Or dunque, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha fatto uva selvatica? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi  cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa di Israele; gli abitanti di Giuda la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi)

§         Il Messia arriva, però non fa ciò che il popolo si aspetta, bensì prende la vite acerba, e su di essa innesta un popolo nuovo, aperto a tutte le genti. Le promesse fatte ad un solo popolo diventano così aperte a tutti. Vedi per es. Romani 11,17-21 (Se però alcuni rami sono stati tagliati e tu, essendo oleastro, sei stato innestato al loro posto, diventando così partecipe della radice e della linfa dell'olivo, non menar tanto vanto contro i rami! Se ti vuoi proprio vantare, sappi che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te.  Dirai certamente: Ma i rami sono stati tagliati perché vi fossi innestato io! Bene; essi però sono stati tagliati a causa dell'infedeltà, mentre tu resti lì in ragione della fede. Non montare dunque in superbia, ma temi! Se infatti Dio non ha risparmiato quelli che erano rami naturali, tanto meno risparmierà te!)

§         C’è poi un secondo significato dell’innesto, che è più spirituale ed è solo presente nelle parole di Gesù, ed è l’innesto di ogni Suo discepolo in Lui, per indicare che ogni persona deve prendere linfa vitale da Lui e crescere attraverso la Sua intimità.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo: Un esempio raccontato quasi come una parabola, ma subito spiegato, mettendo in chiaro chi sono i protagonisti del discorso (il Padre, Io, voi)

Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto: ed immediatamente le due prime conseguenze, la prima negativa (l’eliminazione del tralcio che non porta frutto), la seconda positiva, anche se non sembra (la potatura del tralcio che porta frutto). Questa seconda a noi umanamente sembra negativa, per Gesù invece diventa un momento indispensabile del cammino spirituale di un Suo discepolo.

Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me: un’altra conseguenza è l’impossibilità di portare frutto se si è distaccati dalla vite, cioè da Cristo.

Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla: dunque ancora, la comprensione che o si è con Lui, o la nostra vita spirituale è inutile.  Questa frase dà fastidio a chi vuole una libertà pluralistica, ma pensiamo che il Signore sta parlando solo di vita spirituale (in questo campo e solo in questo, non possiamo far nulla senza di Lui, nel resto sì)

Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano: ripete quanto detto nella prima conseguenza

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato: il frutto è anche quello di avere ogni grazia dal Padre (nello stile proposto dal contesto del Vangelo, cioè “Il Padre darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” Lc. 11,13)

In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli: il portare frutto, conseguenza dell’essere discepolo (o dell’essere innestato, il che è sinonimo) di Cristo, è causa di gloria del Padre (ricordiamo che “gloria” nel Vangelo significa l’essere stesso di Dio, che è amore infinito, ed è se stesso quando ama o è amato in modo infinito).

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Quali reazioni provoca in me la frase: “Il tralcio che porta frutto, lo pota…”?: la spiegazione forse più convincente di tutto il Vangelo sulla sofferenza.  Però, come tutte le parole sui questo argomento, anche queste possono dare fastidio.  Quali sentimenti provocano in me?

§         Come accolgo la frase: “senza di me non potete far nulla”?: in una visione relativistica, pluralistica, questa farse non piace. Eppure per noi è fondamentale, perché se Gesù è Dio, questa è una delle logiche conseguenze.  E’ una frase da credere, ma soprattutto da vivere; con quali ricadute nella mia vita?

§         Cosa significa nella mia vita l’essere “innestato in Cristo”? l’innesto è un bell’esempio per indicare una vita in simbiosi.  Mi sento innestato in Cristo, cioè vivo della Sua linfa, oppure vivo come se Lui non ci fosse?

 

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Ascolto Gesù che mi dice: “Chi rimane in me, ed io in lui, porta molto frutto…”. Lascio che queste parole entrino nel mio cuore, riempiendolo di gioia per questa possibilità offertami di vivere profondamente l’intimità col Signore, e faccio in modo che tutta la mia vita sia piena di questi frutti conseguenti alla mia intimità con Lui.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)         

Mi impegno a trovare ogni giorno un momento di intimità col Signore, perché tutta la mia vita porti frutto.

 

 

 

 

 

(domenica 24 maggio 2009  -  Ascensione)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Mc. 16,15-20

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

I segni della presenza di Gesù: nella vita della Chiesa Gesù è presente, ma è importante che la comunità lo faccia vedere alle persone che non lo conoscono.  Il Vangelo di Marco, in questa parte aggiunta da un suo discepolo, parla dei segni che accompagnavano la predicazione degli apostoli. Sono gli stessi che devono essere presenti nella Chiesa di oggi:

§         superamento dei demonio (Sacramento della Confessione vissuto bene)

§         parlare lingue: essere aperti a tutti, perché ciascuno possa comprendere l’amore di Cristo

§         maneggiare serpenti e veleni: essere impermeabili alle critiche, alle calunnie, senza vendicarsi, anzi, amando ugualmente quelle persone che le fanno

§         guarire i malati: capacità di togliere il male dal mondo (egoismo, violenza, sopraffazione…)

L’Ascensione come verità teologica e storica: tra gli oggetti della nostra fede c’è l’Ascensione; siamo certi che è un fatto reale, storico.  Il problema non è sulla realtà del fatto, ma sul linguaggio con il quale è stato espresso nel Nuovo Testamento, e si può eventualmente riformulare oggi.   Il linguaggio infatti è “apocalittico”, un linguaggio ebraico che si usava in quel popolo per esprimere le realtà ultime.  Non è un linguaggio mitologico (cioè raccontare con una favola), ma è un modo di esprimere figurato (come quando noi diciamo: “sono sotto un treno”, per dire “sono stanco”,  oppure “gli porta l’acqua con le orecchie” per dire “ è al suo servizio completo, quasi esagerato”.  Il linguaggio allora è figurato, dunque deve essere riespresso con linguaggio attuale, ma la realtà rimane immutata.

Il Battesimo indispensabile per la salvezza?: Dobbiamo comprendere bene il senso di liberamente e consapevolmente. Infatti se una persona non riceve il Battesimo, ma senza consapevolezza, o senza volontà personale, non è una Sua scelta, dunque gode dell'amore che Dio da all'umanità in generale (e che solo chi non lo vuole esplicitamen­te non riceve, perché Dio non vuole imporlo contro la volontà del singolo).

Facciamo tre esempi: il bambino che muore prima dell'età della ragione; il malato mentale, che non capisce; la persona educata nell'ateismo o in altra religione, per la quale la scelta naturale è quella nella quale è stata educata.  Queste persone non ricevono il Battesimo non per loro colpa. Il Signore le ama, le accoglie con sé in Paradiso, non chiede loro ciò che non possono dare.

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura: la missione è chiara.  Gesù non chiede poco ai Suoi amici, chiede addirittura tutto (non la testimonianza a qualcuno, ma a tutti gli uomini, di tutto il mondo)

Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato: la salvezza è nella fede in Lui (non nel senso che chi non lo conosce non è salvo, ma che chi non lo consoce manca di qualche strumento per la salvezza).  Ma come possono avere fede se nessuno gliela propone?  E chi la può proporre se non chi l’ha acquisita da Gesù stesso (cioè i Suoi amici)?

E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno»: Per essere accolti bisogna presentare delle credenziali, e quelle esposte da Gesù sono le credenziali del Suo discepolo

Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio: assicurato il proseguimento della Sua opera, la missione di Gesù sulla terra è finita.  Il Dio che è sceso dal cielo per essere con noi, ora torna al Padre…

Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano: … pur rimanendo insieme agli amici in molti modi (Eucaristia, Parola, Spirito Santo…).  In fondo è sempre Lui che opera, servendosi degli strumenti che siamo noi.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

§         Sento l’urgenza dell’evangelizzazione per portare ogni persona a Gesù?: Gesù ha fatto la Sua parte, ed ora la lascia a noi.  Se mi voglio dire cristiano, devo prendermi carico della missione della Chiesa.  Ne sono convinto?  Lo sto facendo?

§         So scacciare i demoni?: cioè, so aiutare me stesso e gli altri a vincere le tentazioni, a togliere il peccato dalla propria vita?

§         So guarire i malati?: cioè, so dare sostegno a chi soffre, con il mio tempo, la mia attenzione, i miei soldi, il mio cuore?

§         Con quali prodigi il Signore conferma la Sua Parola in me?: provo a riflettere sulla mia vita, e ricerco qualche occasione nella quale ho sentito la mano forte del Signore che mi ha sorretto.  Se riesco a ricordare questi momenti, aumenterà la mia fiducia e la mia capacità di essere credibile di fronte ai fratelli.

 

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Guardo on attenzione questa immagine poetica della Chiesa “miracolosa”, e penso che il Signore vuole da me realmente questi miracoli, non in modo poetico, ma concreto.  E lascio che l’immagine della mia vita che “scaccia i demoni”, che “guarisce i malati”…  si imprima nel mio cuore, per divenire reale ogni giorno di più.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)         

Mi impegno a vivere sempre più una vita capace di vincere il male e di testimoniare questa possibilità ai fratelli.

 

 

 

 

 

 

(domenica 7 giugno 2009  -  SS. Trinità)

 

Prima parte:  ricerca attenta sulle Scritture, sulla Tradizione, sulla vita.

 

1.  LETTURA: Matteo 28, 16-20

 

2.  COMPRENSIONE DEL TESTO ALLA LUCE DEI BRANI PARALLELI DELLA

     SCRITTURA E DELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA  (Cosa dice la Parola in sé)

 

La Trinità, centro della nostra fede.

Sappiamo che non c’è risposta diretta nella Parola di Dio, ma solo indicazioni che devono poi essere sviluppate dalla riflessione della comunità. Eccone le principali:

Dio è Padre, e questa è la Sua essenza, non solo un nome (Mt. 6,6: Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.  Mt. 6,9: Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli.  Oppure Gv. 6,32: Rispose loro Gesù: In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero. Gv. 6,40: Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno).

Il Figlio è Dio come lo è il Padre:  Gv. 1,1   In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Tra il Padre e il Figlio c’è un rapporto particolare (Gv. 5,22-23: il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. Oppure Gv. 10,15: come il Padre conosce me e io conosco il Padre). 

Lo Spirito Santo è Dio come lo sono il Padre e il Figlio, perché è visto come persona separata dal Padre e dal Figlio, in quanto ha una volontà propria (1Cor. 12,11: Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole)

Lo Spirito Santo ha un rapporto col Padre e con il Figlio (Vedi soprattutto Gal. 4,6: E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!)

 

3.  MEDITAZIONE PER PERSONALIZZARE LA PAROLA  (Cosa dice la Parola oggi a me)

In quel tempo, gli undici discepoli, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano: La fede non è mai acquisita. Lo hanno visto risorto, Gli hanno parlato, ma credere in Lui fino in fondo è un punto di arrivo di un lungo cammino, che prevede anche momenti di difficoltà, alti e bassi di umore e di impegno…

E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra: Gesù non tiene conto di questi problemi, non rimprovera chi non ha fede, continua a donarci il Suo messaggio ed il Suo amore concreto, che si manifesta nella stima in noi, tanto che comunque ci lascia tutto nelle mani, così come il Padre aveva lasciato tutto nelle mani Sue…

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni: e lo fa inviandoci a tutti. Lui ha predicato a poche persone, perché Suo compito era preparare i discepoli donando loro il Suo messaggio, saranno i Suoi discepoli a doverlo portare al mondo intero

battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo: e lo portano anzitutto donando l’incontro con Lui, non un incontro solo spirituale, di conoscenza o di ricordo, ma personale, di “Sacramenti”

insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato: poi con un insegnamento che valorizza la libertà umana. Non imposizione di una fede, ma solo insegnamento che permette di capire e poi di scegliere.  Oggetto di questo insegnamento è “tutto ciò che vi ho comandato”. Non sta a noi scegliere ciò che serve o meno: tutto ciò che Lui ha detto è importante, senza modellarlo alla luce dei nostri gusti e delle nostre idee personali.

Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”: la chicca finale è questa affermazione che ci deve riempire di fiducia e di gioia. Gesù è con noi per sempre, e perciò il nostro compito, pur restando arduo, non è impossibile: è Lui che lo porta a termine attraverso il nostro lavoro.

 

4.  ILLUMINAZIONE DELLA VITA CON LA PAROLA  (Cosa mi invita a fare la Parola)

Ho fede in Gesù risorto, o, dopo tutto il tempo Pasquale di meditazione su questa realtà, ho ancora dei dubbi?

Mi rendo conto della stima di Gesù in me, dal momento che lascia tutta la Sua missione di salvezza universale nelle mie mani?

So portare Gesù insegnando tutto il Suo messaggio, senza mutarlo a mio piacimento?

 

 

 

 

Seconda parte:  risposta autentica alla Parola.

 

5.  PREGHIERA COME RISPOSTA AL SIGNORE  (Cosa mi fa dire la Parola)

Parlo un po’ al Signore, raccontandogli quanto ho capito in questa meditazione.

 

6.  CONTEMPLAZIONE DI DIO COL CUORE  (Come gusto la Parola)

Mi immagino sul monte con Gesù, e lo vedo mentre mi fissa con amore e mi invita ad andare a portare a tutti il Suo messaggio di amore.  Lascio che il Suo sguardo penetri nel mio cuore, e lo riempia di gioia e di volontà di essere all’altezza di questa missione.

 

7.  IMPEGNO DI FARE SCELTE IN CONFORMITA ALLA PAROLA  (Cosa decido di fare alla luce della Parola)    

Decido di conoscere bene il messaggio di Gesù, di farlo entrare nel mio cuore con la meditazione e la contemplazione, e poi di presentarlo a tutti integro e completo.

 

 

 

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Ultimo aggiornamento: 20-02-14